Rissa e insulti a Palazzo, caccia ai “colpevoli”

Fedriga attacca i «centri sociali» definendoli il «braccio armato del Pd». Grim ribatte: «Il centrodestra ha fatto tutto da solo». E la polemica continua
Lo striscione di Amnesty International “Verità per Giulio Regeni"
Lo striscione di Amnesty International “Verità per Giulio Regeni"

TRIESTE Il giorno dopo la bagarre scoppiata in Consiglio comunale, e catapultata in tutta Italia dai media nazionali, scatta la polemica sulle responsabilità. Il tafferuglio esploso durante la discussione sullo striscione “Verità per Giulio Regeni” è un’occasione che la Lega nord non si lascia sfuggire: il Carroccio punta il dito contro i «centri sociali» e il centrosinistra che li avrebbe «coccolati». Accusa che il partito di opposizione respinge.

Ad aprire le danze è il capogruppo alla Camera e segretario regionale leghista Massimiliano Fedriga: «Il braccio armato del Pd definisce i marò “assassini” - scrive parlando dei contestatori -. Fondamentale togliere a questi individui ogni centro di aggregazione».

In questo modo il parlamentare rilancia la battaglia del consigliere (e pugile) Fabio Tuiach contro la Casa delle culture di Trieste: «L’intolleranza e la violenza di certi elementi, che ieri sera hanno fatto irruzione in Consiglio comunale per insultare la maggioranza e venire alle mani con le forze dell’ordine, non può passare sotto silenzio, né si possono fare sconti agli stessi centri sociali che, nella medesima occasione, hanno definito i marò “assassini”».

Fedriga afferma che chiudere il centro sociale «rappresenta dunque la miglior risposta per togliere terreno fertile alla proliferazione di simili soggetti». E infine chiede che «il Pd prenda formalmente le distanze dal vergognoso teatrino».

La cosa non va giù al segretario regionale del Pd Antonella Grim: «È imbarazzante che Fedriga accusi il Pd di avere bracci armati e di assecondare i violenti per coprire gli errori del centrodestra che, nella vicenda dello striscione per Regeni, è l’unico ad avere responsabilità».

Secondo Grim «la verità è una sola il centrodestra ha commesso un errore clamoroso, ha fatto una figura indecente a livello nazionale e ora tenta di rigirare la frittata addossandoci ogni colpa. Ma è solo fuffa: sono stati loro ad accostare inutilmente la vicenda dei marò e quella di Regeni e a chiedere di rimuovere lo striscione». «Con grande rammarico - conclude Grim - dico infine che, anche ieri sera, il sindaco Dipiazza ha dimostrato di essere succube di una maggioranza in cui l’estremismo e i toni violenti strabordano».

Ancora una nota sul tafferuglio: il vicesindaco Pierpaolo Roberti denuncia dal suo profilo Fb che due agenti della municipale sono rimasti contusi nel parapiglia. Contusi che però, al momento, non risultano al comandante della Polizia locale: «Per fortuna nessuno si è fatto male».

Già la sera prima, in Consiglio, gli animi si erano surriscaldati e nel confronto finale erano emerse posizioni alquanto diverse. Il consigliere forzista Bruno Marini aveva parlato di «un errore madornale e un rigore a porta vuota per i nostri avversari» da parte del centrodestra, dicendo che «il sindaco ha forse agito d’impulso», ma specificando comunque «che ormai è troppo tardi per riappendere lo striscione, sarebbe poco rispettoso». Analoghe le perplessità del collega Everest Bertoli.

Il capogruppo leghista Paolo Polidori si era detto «molto dispiaciuto da quanto avvenuto in aula, non doveva andare così. Da parte nostra non c’era volontà di strumentalizzare». Tuiach gli aveva fatto eco con un intervento affine, dissonante rispetto ai toni che è solito usare sul web.

Per Maria Teresa Bassa Poropat (Insieme per Trieste) «è stata scritta una brutta pagina di questo Consiglio»: «Non mi è piaciuto che i consiglieri comunali si siano avvicinati alla zuffa con il telefonino, penso che questo atteggiamento non sia adatto a persone che ricoprono un ruolo istituzionale».

Dai ranghi del centrosinistra diversi consiglieri, tra cui Roberto De Gioia (Socialisti e Verdi), l’ex sindaco Roberto Cosolini (Pd) e la stessa Grim si erano appellati al sindaco, chiedendogli di riappendere lo striscione. Una richiesta che, com’è noto, ha avuto risposta negativa. Ieri molti politici hanno ripreso la questione.

Così il consigliere Michele Babuder (Fi): «Chiediamo verità contro la brutale violenza che è stata perpetrata contro Giulio Regeni ma con le contrapposizioni ne abbiamo sollevata altra, fisica o meno». I dipiazzisti Barbara Dal Toe’ e Francesco Bettio prendono le distanze dicendo che «errori ce ne sono stati da ambo le parti». La senatrice democratica Laura Fasiolo definisce invece «non tollerabile lo squallore del gesto sul quale si è personalmente prodigato il primo cittadino, offensivo per la coscienza di tutte le persone civili, offensivo per il Friuli, offensivo per il Paese».
 

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