Rispunta il terzo mandato, il Pdl rivuole Dipiazza
È l’ipotesi a cui lavora il centrodestra regionale. Il sindaco: «Non ne so nulla». Proposta di Galasso in Consiglio regionale. Il sindaco: «Non so nulla». Dressi frena: «Troppo tardi»
Il sindaco Dipiazza
TRIESTE
. Si era proposto mediatore, si è rivelato bombarolo. Doveva diventare nemico pubblico, si ritrova salvatore della patria, destinatario di una possibile legge regionale ad personam sul terzo mandato che gli consentirebbe di fare il candidato al posto di Tononi e Antonione. Ma Roberto Dipiazza, tra qualche ora appena - se prevalesse la linea Dressi, il vice vicario del partito regionale, secondo cui certi principi politici vengono prima della ragion di Stato - potrebbe persino rischiare d’essere messo alla porta. Sempre che lui, a quel punto, non se ne sia già andato. Con Antonione.
IL MATTINO
. La parabola del sindaco uscente, nel Pdl triestino made in Giulio Camber, ha vissuto ieri il suo giorno più lungo. Al mattino tutti i berluscones si arrovellavano sul perché di quel petardo lunedì sera: «L’ultimo mio regalo alla città sarà di togliere il potere a chi, il senatore Camber, vi impera da 25 anni», si era sfogato Dipiazza all’uscita del coordinamento regionale. «Eppure - sibilava ieri mattina Piero Camber, il fratello del senatore - Dipiazza si è vantato d’aver guidato questa città per dieci anni senza che nessuno avesse mai interferito, Giulio in primis». «Se dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna - scherzava Maurizio Bucci - dietro un grande sindaco ci dev’essere un grande partito, e questo partito non è un mistero che faccia riferimento al senatore. Per alimentare un matrimonio, quand’anche politico, serve equilibrio. Quella del sindaco è una dichiarazione d’incapacità di portare avanti una qualsiavoglia mediazione». Tradotto: Dipiazza è fuori. «Sia chiaro - metteva quindi agli atti Roberto Antonione - che né a me né a Dipiazza interessano ruoli romani come moneta di scambio. Il nostro impegno comune è mirato esclusivamente alla questione del candidato sindaco. Penso sia arrivato il momento di scelte dirompenti però indispensabili».
LA SVOLTA
. Ma nel primo pomeriggio di ieri ecco la bomba ben più tonante del petardo di lunedì sera. A margine di una riunione di maggioranza in Consiglio regionale, si viene a sapere che il capogruppo del Pdl Daniele Galasso, davanti ai colleghi di Lega (Danilo Narduzzi), Udc (Edoardo Sasco) e Gruppo misto (Roberto Asquini), ha appena aperto un «ragionamento» per aumentare da due a tre il limite dei mandati del sindaco del capoluogo di Regione.
Morale: torni Dipiazza, tutto perdonato. Ma andrà bene, al sindaco uscente, di fare il candidato di un Pdl contro cui si era scagliato cinque minuti fa? «È la prima volta che ne sento parlare, non c’è nessuna dichiarazione da fare», taglia corto lui. La fa un po’ più lunga, invece, Antonione, che non nasconde però d’esser spiazzato: «Senza dubbio farei un passo indietro, sarei felice se Dipiazza potesse continuare il suo lavoro per altri cinque anni». E a, Giulio Camber, andrebbe bene di sostenere un candidato che gli ha appena dato del sultano? Domanda senza risposta, il senatore resta irrintracciabile.
IL GELO.
«Non sono stato io ad architettare questa novità - mette le mani avanti a metà pomeriggio il coordinatore regionale Isidoro Gottardo - e non so se sia conveniente o meno. Mi limito a constatare che avevo visto giusto, un anno e mezzo fa, quando dicevo che andavano tolti i limiti di mandato ai sindaci». Siamo insomma alla vigilia della Pace? Sergio Dressi, il vice di Gottardo venuto da An, fredda gli entusiasmi: «Il ragionamento sul terzo mandato lo considero fuori tempo massimo, per le parole di Dipiazza ma anche per il fatto che uno non può pensare di fare il sindaco con la contrarietà della base, senza tener conto cioè del potere che hanno i consiglieri di maggioranza nella conduzione del Consiglio comunale. Il nostro candidato resta Tononi».
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