RISPOSTA DEL VESCOVO A MAGRIS "Rubrica delle lettere soppressa E' stata una salutare provocazione"
Crepaldi: "Il periodico vende una novantina di copie e costa una barca di soldi alla poverissima Diocesi"

Monsignor Giampaolo Crepaldi
TRIESTE.
Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste, replica con uno scritto alla lettera aperta di Claudio Magris. L’autore di ”Danubio” aveva espresso «stupore e dispiacere» per la scomparsa della rubrica delle lettere dal settimanale della Diocesi, Vita Nuova, sollevando dubbi su quel taglio improvviso ed esternando perplessità. «Le lettere - sosteneva lo scrittore - costituiscono una parte vitale nell’esistenza di un giornale (...) Sono una palestra di discussione, di dialogo, anche di polemica; di incontro». E «bloccare questo dialogo significa indebolire la realtà viva della comunità cattolica e della diocesi».
Il casus belli, quello che aveva portato Crepaldi alla drastica decisione, era stata la pubblicazione lo scorso dicembre della ”Lettera di Natale” di nove sacerdoti tra cui il triestino don Mario Vatta, l’udinese don Pierluigi Di Piazza e il goriziano Andrea Bellavite. Una lettera intitolata «Il Dio in cui crediamo, il Dio in cui non crediamo», in cui i sacerdoti dicevano di non credere - tra l’altro - «nel Dio giudice freddo delle debolezze umane, che esalta il capitalismo, l’accumulo di denaro e beni, che legittima le guerre, le ronde, il reato di immigrazione irregolare...».
LA DECISIONE Nella sua risposta a Magris, Crepaldi definisce ora la decisione di sopprimere le lettere al periodico come una «salutare provocazione». «Molti elementi – scrive – mi avevano convinto che (...) il settimanale diocesano stesse scivolando lentamente dal suo essere uno spazio cattolico per diventare una specie di spazio neutro dove tutti potevano scrivere tutto e il contrario di tutto», fino ad «auspicare una Chiesa di relazioni senza riti e senza dogmi».
I COSTI DEL GIORNALE «Sono felice – così ancora Crepaldi a Magris – che auspichi per il Settimanale una stagione come piena espressione della vita diocesana. È quello che desidero anch’io, ma così non è, e non per colpa del direttore o della redazione. Delle 900 copie che vengono distribuite alle parrocchie solo una novantina vengono vendute. Il settimanale vende poco e costa alla poverissima Diocesi di Trieste una barca di soldi».
PLURALISTI ESTREMI A ciò si aggiunge «qualche cultore del pluralismo più estremo che pesta i piedi per veder pubblicati i suoi scritti contrari alla fede, alla chiesa e al magistero con i soldi della Diocesi». Lecito insomma «domandarsi se non ci sia qui qualcosa che non funziona», aggiunge il vescovo precisando di avere «fiducia» nel direttore di Vita Nuova.
Da Magris, intanto, giunge una brevissima controreplica: «Monsignore, Le sono molto grato per l’attenzione. Desidero solo precisare che non mi riferivo ad alcuna lettera specifica, bensì in generale alla soppressione dell’intera rubrica» dal settimanale diocesano.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video