Risparmi da 30 milioni l’anno con la riforma dei Comuni

Panontin fornisce i numeri in aula: l’addio alle Province vale a regime 23 milioni. Ma l’opposizione manifesta dubbi e ritira in blocco gli emendamenti
L'assessore alle Autonomie Paolo Panontin con Debora Serracchiani
L'assessore alle Autonomie Paolo Panontin con Debora Serracchiani

TRIESTE. «Oltre trenta milioni di risparmio annuo». Sono le 18.30 quando Paolo Panontin interviene con una nota ufficiale puntando a chiarire, sin dal titolo, quanto vale la riforma degli enti locali della giunta Serracchiani. Subito dopo, in quindici righe che arrivano al termine di una faticosa giornata d’aula, l’assessore alle Autonomie locali entra nel dettaglio: «È stato valutato in più di 22 milioni annui il risparmio immediato derivante dall’eliminazione delle Province» tra i costi delle elezioni, le indennità, le spese correnti... Non basta: «La voce relativa al personale, per quanto riguarda il turn over, prevede un risparmio complessivo pari a 9 milioni e 248mila euro. A ciò si aggiungono i risparmi derivanti dall’avvio della Centrale unica di committenza per l’amministrazione regionale con progressiva estensione delle attività a favore delle autonomie locali».

Numeri ufficiali, dunque. Ma numeri, tantissimi numeri, piombono sin dal mattinata anche in Consiglio. E a portarceli è lo stesso Pantonin che però non convince il fronte dell’opposizione, soprattutto quando tra i banchi inizia a circolare con insistenza il peso specifico dell’intera manovra: tra unioni di comuni, fusioni, chiusure di Province e interventi sul personale si toccherebbe quota 166,5 milioni nel giro di cinque anni. A un certo punto il centrodestra grida al bluff e, assieme ai grillini, tenta il colpo di scena togliendo tutti gli emendamenti dal ddl. «Vi agevoliamo il lavoro - annuncia all’improvviso Luca Ciriani (Fli) - e leviamo tutto, così approviamo subito la legge e quantifichiamo immediatamente gli effetti sulle casse della Regione».

Dall'addio alle Province risparmi per 23 milioni di euro
Il Consiglio regionale durante la discussione sul ddl Panontin

Un passo indietro. La riforma in discussione ridisegna il sistema istituzionale del Fvg puntando a fare economie innanzitutto con la gestione associata delle funzioni comunali. Ma quante economie? Panontin, incalzato, porta in aula i dati ottenuti da quanto sperimentato in altri territori come la Bassa Romagna dove «la flessione della spesa corrente consolidata pro capite in un quinquennio è stata del 7,21%». I conti son presto fatti: in Friuli Venezia Giulia ciò equivarrebbe a 100 milioni di riduzione della spesa. Ma l’assessore fornisce sempre in aula, nel corso della giornata, altri numeri: 33 milioni di risparmi nell’arco del triennio con i pre-pensionamenti (188 non dirigenti e 21 dirigenti), 9 milioni e passa sempre in tre anni con il turnover e un milione e 500 mila con la gestione unificata delle paghe. E poi oltre 22 milioni con l’addio alle Province.

Si arriva alla fine a 166,5 milioni, appunto, somma che la giunta pensa di raggranellare «dopo cinque anni a entrata a regime della riforma, Province comprese», come puntualizza l’assessore. Non manca nemmeno un passaggio specifico sui dipendenti: «Da qui al 2025 usciranno dalla Regione 1226 unità. Potrebbero entrare 1207 dipendenti delle Province».

Il rebus dei 1.250 dipendenti provinciali
Un funzionario dell'Upi con la mappa delle province italiane

L’opposizione non nasconde il proprio scetticismo. «L’assessore, più che portarli, i numeri, li ha dati - sibila il capogruppo di Fi Riccardo Riccadi - Sarei il primo ad approvare questa riforma se il risparmio effettivamente prodotto fosse, come dichiarato dall’assessore, equivalente a 160 milioni di euro». Anche Ncd dà battaglia: «Monitoreremo il realizzarsi o meno delle economie di scala che secondo Panontin porteranno centinaia di milioni al Fvg» afferma Alessandro Colautti. Da Ar, con Renzo Tondo, la proposta di fermare la norma per accompagnarla «a un processo di delegificazione attraverso un vero confronto con le istituzioni», perché il ddl «è un aberrante capolavoro», visto che i cittadini del Fvg si troveranno una Regione «ingolfata, tre Province elette direttamente, una non eletta direttamente, 230 Comuni e 21 mini Province». La maggioranza fa quadrato: «La sfida è mantenere il sistema facendolo costare di meno, rinnovandolo e facendo le stesse cose in maniera più efficiente», afferma il capogruppo Pd Cristiano Shaurli, mentre il collega di Sel Giulio Lauri parla di un provvedimento «innovativo ed equilibrato».

In serata, infine, la nota di Panontin: «Dalla riforma oltre 30 milioni di risparmio annuo». Oggi il rush finale in aula.

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