Rischio default più alto del mondo in Bosnia

“Euromoney” teme l’effetto incrociato di disoccupazione, incertezza politica e alluvioni. Monitorata anche Zagabria
Una veduta di Sarajevo
Una veduta di Sarajevo

Con l’Argentina, inserita prima del default al settimo posto in classifica, ci avevano visto giusto. E ora a Sarajevo – e un po’ anche a Zagabria – si tocca ferro. Si fanno gli scongiuri, in particolare in Bosnia-Erzegovina, dopo che l’autorevole rivista economica “Euromoney”, una delle bibbie della finanza internazionale, ha di recente pubblicato una lista dei dieci Paesi a maggiore rischio fallimento. Malgrado la guerra e lo stato disastroso dei conti pubblici, non è l’Ucraina a piazzarsi al primo posto e neppure la Grecia. Un po’ a sorpresa, l’oro negativo è stato infatti messo al collo della Bosnia, che secondo le stime di rischio degli analisti che tengono aggiornato l’“Euromoney’s Country Risk Survey” avrebbe un 27,4% di possibilità di fare bancarotta nei prossimi dodici mesi. Bosnia che, ha scritto Euromoney, «rappresenta uno degli scenari più allarmanti» nell’economia europea perché sta cucinando una ricetta perfetta per un default, ossia «alto tasso di disoccupazione, corruzione e incertezza politica continua». Fattori che sommati al conto salatissimo, vicino ai due miliardi di euro, delle recenti alluvioni, aggiunge preoccupazioni a preoccupazioni su un possibile collasso del sistema. Collasso che è assai più probabile tra Sarajevo e Banja Luka che nella Bielorussia del tiranno Lukashenko (24,4% di chance di default), o in Ucraina (23%), Venezuela (22,3%), Ruanda (21,4%), Pakistan (19,7%), tutti Paesi che precedono l’Argentina. Ma se la Bosnia non può star serena, neppure a Zagabria si dormono sonni tranquilli. Sempre “Euromoney”, dopo aver ascoltato il parere di oltre quattrocento analisti ed economisti, ha inserito infatti la Croazia fra i cinque Paesi al mondo dove il pericolo default è cresciuto in maniera più rapida (+2,7 punti) negli ultimi mesi, dopo Barbados e Ruanda. Croazia che rimane ancora fuori dalla classifica delle dieci nazioni a maggior rischio, ma che nondimeno si colloca nell’area dei Paesi da monitorare, in compagnia – per quanto riguarda l’Europa – di Ungheria e Romania, dove i dati macroeconomici fanno tuttavia assai ben sperare, insieme a Macedonia e Albania. Malgrado le rassicurazioni dell’economista ed ex ministro, Ljubo Jurcic, che alla tv pubblica di Zagabria ha specificato che «la bancarotta della Croazia non è vicina», dato che il Paese può contare su alcuni «fattori di stabilità, come agricoltura e turismo», le preoccupazioni di Euromoney non sembrano tuttavia infondate. Come ha ricordato la Banca Mondiale, «la Croazia è l’unico Paese» in Europa «a rimanere in recessione anche nel 2014, per il sesto anno consecutivo», mentre «la domanda interna declina» ancora, naturale con la disoccupazione alle stelle, e il governo cerca in tutti i modi di riordinare i conti e di ridurre il deficit. Sotto la vigilanza di Bruxelles e ora anche degli osservatori di Euromoney.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo