Rischio banchina, indaga la Corte dei conti

Aperto un fasciolo sul manufatto pericoloso per le navi. Sgarlata (Aspm) convocato dall’assessore Riccardi
Bonaventura Monfalcone-21.03.2013 Porto-Nuova banchina inutilizzabile-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-21.03.2013 Porto-Nuova banchina inutilizzabile-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Il caso della banchina dell’autostrada del mare, difforme e pericolosa, interdetta all’attracco di navi dalla Capitaneria di porto di Monfalcone, finisce sotto i riflettori della Corte dei conti. Il procuratore regionale Maurizio Zappatori ha aperto un fascicolo per fare luce su quanto emerso, dopo i sopralluoghi dell’Autorità marittima, sulla nuova infrastruttura dedicata al cabotaggio e costata finora circa 9 milioni di euro dopo lavori durati 7 anni e mai entrata in servizio. L’obiettivo è accertare eventuali responsabilità di danno erariale di tutti i soggetti coinvolti nei lavori che a quanto risulta sono stati sbagliati: il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche (genio civile opere marittime) e l’Azienda speciale porto di Monfalcone incaricata di appaltare i lavori e di fatto “responsabile unico” del progetto seguito da direzione e funzionari che poi hanno fatto collaudare il manufatto. Come sta accadendo nello scandalo dei rimborsi che coinvolge il Consiglio regionale, la Corte punta a scoprire i responsabili e capire se chi ha agito, sbagliando, l’ha fatto per dolo o colpa grave, a prescindere da responsabilità di natura civilistica, usando soldi pubblici per realizzare un’opera non corretta. Nel caso fosse verificata colpa o dolo i responsabili ne risponderanno «in solido» rifondendo i danni.

La relazione della Capitaneria di Porto, intervenuta solo per scrupolo e per motivi di sicurezza, dopo la richiesta di tutti gli operatori visto le tante navi in rada, di poter utilizzare la banchina inutilizzata e nuova di zecca, e che ha fatto il sopralluogo prima di far entrare le navi, è piuttosto chiara. Non era possibile far entrare alcuna nave, si sarebbe rischiato di farla finire in secca e gli scogli avrebbero potuto causare «danni strutturali allo scafo». La nave «si sarebbe potuta aprire come una scatola di sardine», sintetizzano gli operatori. «A fronte di un pescaggio dichiarato in ingresso dell’unità pari a -7 metri - si legge in nella nota ufficiale protocollo 4857 dell’11 marzo 2013 - è stato rilevato sia dal sommozzatore con profondimetro che da unità con ecoscandaglio, un pescaggio disponibile in alcuni punti di 5,8 metri». Accosto negato per motivi di sicurezza.

L’Azienda speciale porto attraverso il presidente, Emilio Sgarlata ha respinto ogni addebito rimpallando la responsabilità con il Provveditorato di cui è responsabile l’ingegner Giorgio Lillini. E ieri anche la Regione, che dopo la legge 12/2012 ha competenza sul porto di Monfalcone, ha ribadito, attraverso l’assessore Riccardo Riccardi «l’estraneità sull’intera vicenda». «Si tratta - insiste lo stesso Riccardi - di un intervento dello Stato, finanziato interamente con risorse dello Stato che ha individuato l’Azienda speciale per il porto di Monfalcone quale soggetto attuatore visto che Monfalcone resta un porto di interesse nazionale».

Ma lo stesso Riccardi, vista la grave situazione del porto e considerato che la stessa Regione “guida” il Comitato consultivo del porto, ha convocato ieri mattina d’urgenza lo stesso presidente Sgarlata per fare chiarezza su quanto sta accadendo. In porto c’è la rivolta di tutti gli operatori che si sono alleati in un fronte unico per chiedere una nuova “governance”. La situazione è critica, arrivano le navi e a causa dei lavori in corso su alcune aree (per l’impianto di depurazione delle acque reflue) la gran parte degli accosti sono interdetti e a far precipitare la situazione è stato proprio il blocco dell’unica zona di banchina che sembrava disponibile, gli ormeggi dell’autostrada del mare.

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