«Rischi per il mare dalla Ferriera di Trieste». Arpa chiede risposte entro sei mesi

Dossier rileva un’area inquinata di estensione imprevista. Nelle falde benzene centinaia di volte oltre i limiti di legge
Foto Bruni Trieste 27.06.2018 Ferriera Trieste
Foto Bruni Trieste 27.06.2018 Ferriera Trieste



TRIESTE Decine e decine di camion di terra impastata con catrame e idrocarburi. Sarà quanto il Gruppo Arvedi potrebbe dover scavare e rimuovere dal sottosuolo della Ferriera, per risolvere quanto lasciato in eredità dalle precedenti gestioni. L’allarme è lanciato da una relazione prodotta nei giorni scorsi dall’Arpa, in cui si solleva il caso di «un potenziale danno ambientale» riguardante «lo specchio acqueo portuale antistante lo stabilimento».

Le analisi allegate al report individuano alte concentrazioni di inquinante in una zona compresa tra il parco fossile, la banchina e gli impianti di trattamento delle acque reflue dell’altoforno. Si tratta di catrame e idrocarburi, residui di produzione della cockeria, stivati decine di anni fa e per decine di anni riversatisi nel mare che si infiltra nel terreno. Un processo noto, che l’accordo di programma punta a interrompere realizzando una barriera fisica che costerà 40 milioni, interamente a carico dello Stato. La novità non è appunto l’esistenza di inquinanti nelle falde, nota dal 2006 e risolta da Arvedi in molti punti, ma il fatto che l’area è risultata essere molto più estesa di quanto previsto da Arpa: un volume largo e lungo alcune decine di metri, con un’altezza di tre, dunque non asportabile facilmente.

Arpa fissa in sei mesi il tempo concesso all’azienda per procedere con le operazioni necessarie a perimetrare la zona e studiare le contromisure, che potrebbero andare dall’escavo alla scelta di “murare” i materiali dove sono ora.

Questione delicata, considerato che le analisi sul punto più inquinato parlano di livelli di benzene cinquecento volte superiori al consentito e di idrocarburi policiclici aromatici trentacinque volte oltre le soglie limite. E l’inquinamento arriva in prossimità delle acque, dove i livelli di benzene sono da 8 a 250 volte il limite e quelli degli altri idrocarburi fino a venticinque volte sopra i tetti di guardia, a seconda del punto esaminato.

Su richiesta del Comune, il nodo è stato inserito d’urgenza nell’ordine del giorno della conferenza dei servizi programmata il 17 a Roma e avente per argomento principale la copertura dei parchi minerali. E proprio su quest’ultimo aspetto, la Regione ha appena inviato una diffida ad Acciaierie Arvedi per non avere ancora provveduto a inviare il progetto esecutivo riguardante la realizzazione dei capannoni.

L’assessore all’Ambiente, Fabio Scoccimarro, spiega intanto di voler «richiedere che venga implementata la barriera idraulica», che grazie a sistemi di pompaggio limita il passaggio di inquinanti a mare in attesa dei barrieramenti fisici. Il governatore Massimiliano Fedriga rassicura: «Il dialogo con la proprietà e tutti gli altri soggetti può produrre risultati importanti. Occorre però che ognuno si faccia carico della propria quota di responsabilità, nei confronti di una comunità il cui credito di pazienza è agli sgoccioli». Da quanto trapela, tuttavia, i rapporti con la società sono freddi, perché Arvedi non ha gradito la scelta della Regione di incontrare prioritariamente i comitati anti Ferriera e ribadire a ruota l’intenzione di arrivare alla chiusura dell’area a caldo. —

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