Ripuliti i cippi sul colle Sant’Elia

REDIPUGLIA. Sono stati lì per decenni, sotto gli occhi dei visitatori, ma anche sotto la morsa del freddo, delle piogge e in generale del degrado. Stiamo parlando dei cippi e delle lapidi sul colle Sant’Elia, di fronte al Sacrario di Redipuglia, le cui scritte con il tempo erano diventate illeggibili, almeno fino a poco tempo fa. All’inizio dell’anno, infatti, il monfalconese Michele Nestola aveva lamciato attraverso “Il Piccolo” un appello per il recupero e la valorizzazione delle frasi incise nella pietra dai militari al fronte, ricordando quante volte si è soffermato a leggere quelle parole intrise di significato, di sofferenza e sacrifici, ma anche piene di speranze e sogni.
Alle parole, Nestola aveva fatto seguire i fatti, interpellando l’Assoarma e la Pro Loco di Fogliano. All’appello del monfalconese è seguito l’interessamento del consigliere regionale Franco Brussa (Pd) che ha denunciato il degrado del luogo e ha indicato la ricorrenza del centenario della Grande Guerra come occasione per ripristinare i cippi e le lapidi.
Il caso ha voluto che, nello stesso periodo, silenziosamente e “per rispetto dei 100mila che riposano di fronte” come ha poi spiegato, Fabio Pascolutti, aiutato dal gestore del bar situato nel piazzale di fronte al Sacrario, si è adoperato con l’idropulitrice e un pennarello indelebile per restituire ai cippi e alle lapidi l’antico splendore e il dovuto valore alle parole incise.
«Ho voluto effettuare quest’opera di valorizzazione, gratuitamente e per un forte senso di rispetto per quegli eroi che hanno sacrificato la propria vita per combattere al fronte e difendere la patria e gli ideali in cui credevano», spiega Pascolutti, pensionato di Pieris, che non si aspettava tanta risonanza per il suo gesto, fatto con il cuore.
«Soldato ignoto che t’importa il mio nome. Grida al vento Fante d’Italia e dormirò contento». Questa una delle tante frasi che rievocano i momenti salienti delle battaglie, le paure dei soldati, le speranze, le comunicazioni di guerra e la vita al fronte, e che oggi si possono rileggere sul colle Sant’Elia.
Rossella de Candia
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