Rioni “orfani” dei medici di base, il sindacato dottori alza la voce
Pressing su Regione e Azienda sanitaria. «Va accelerato l’iter per la sostituzione di quanti vanno in pensione». Servola rischia di restare a secco fino a dicembre
Un medico di famiglia mentre compila ricette nel suo ambulatorio
TRIESTE Accelerare i tempi legati alla sostituzione dei pensionati per evitare che alcune zone della città restino senza medico di famiglia per mesi o, addirittura in alcuni casi, anni. È l’appello rivolto con decisione alla Regione dalla Federazione dei medici di medicina generale, sezione Continuità assistenziale di Trieste. L’obiettivo, appunto, è sveltire le pratiche per le nomine partendo dal caso di Servola, dove il medico che è andato in pensione sarà sostituto presumibilmente appena a dicembre. Cioè praticamente tra un anno.
Il meccanismo che regola le sostituzioni in realtà è entrato in funzione lo scorso anno e prevede la presenza di un medico di base ogni 1.300 utenti con il limite massimo di 1.500 pazienti a carico. La Regione a inizio anno chiede alle Azienda sanitarie di fornire il numero di dottori che andranno in pensione sulla base del raggiungimento dell’età massima, quindi 70 anni, o a seguito di comunicazioni. Una volta ottenuto il dato, insieme a Insiel lo rapporta al numero di cittadini e avvia il bando a cui possono partecipare i medici iscritti nell’apposito elenco, circa 200 in Friuli Venezia Giulia. Tra tempi tecnici e legali ecco che la firma del contratto con l’Azienda arriva a dicembre.
Se un medico di medicina generale per questioni personali decidesse di andare in pensione a fine gennaio - e lo comunicasse con due mesi di anticipo, quindi a fine novembre, quando cioè l’Azienda sanitaria ha già comunicato il fabbisogno alla Regione, ecco che quel posto verrebbe indicato come vacante l’anno successivo. Ed ecco che la sostituzione arriverebbe praticamente due anni dopo. «Il lungo lasso di tempo durante il quale interi rioni si trovano sprovvisti di un medico di famiglia - spiega Lorenzo Cociani segretario provinciale Fimmg-Ca - determina alla popolazione disagi evidenti, nonostante l’'apprezzabile tentativo della Azienda sanitaria di limitarli. Disagi segnalati in più occasioni dai cittadini negli ultimi anni, e che si ripercuotono spesso sul servizio di continuità assistenziale. Come sindacato - prosegue - chiediamo uno sforzo alla politica ed agli uffici competenti delle Aziende e della Direzione centrale salute della Regione affinché si usi la più ampia flessibilità nell'interpretazione di bandi e normative. Serve uno sforzo maggiore da parte di tutti per ridurre al massimo i tempi degli adempimenti burocratico amministrativi per favorire l'apertura degli ambulatori dei nuovi medici di famiglia incaricati nei tempi più rapidi possibile per dare risposta ai bisogni dei cittadini». —
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