Rinvenuta la “Grado 2” antenata della Iulia Felix

Lo scafo, risalente al terzo secolo avanti Cristo, è nascosto dalla sabbia su un fondale di 19 metri. Resterà dov’è, recuperata invece parte del carico

Un altro relitto, storicamente più importante della Iulia Felix, al largo di Grado. Zitti, zitti, senza troppo clamore per evitare che i “tombaroli subacquei” sottraggano qualche prezioso reperto (cosa accaduta in occasione di precedenti rinvenimenti), la Soprintendenza regionale ai beni archeologici ha dato il via alle operazioni di studio attorno alla “Grado 2”, nave da carico molto importante considerato che è più antica di ben 500 anni della Iulia Felix, come noto risalente al II secolo dopo Cristo.

Ma è ancor più importante, come evidenzia l’archeologo subacqueo navale Massimo Capulli, perché si tratta di un relitto addirittura più antico delle testimonianze della romanizzazione di Aquileia. Se per la Iulia Felix è stato accertato che era diretta ad Aquileia, al momento non si possono invece fare ipotesi né da dove sia partita e nemmeno dove fosse diretta la “Grado 2”.

Lo scafo è stato rinvenuto da un pescatore gradese alcuni anni fa ma solo in tempi recenti c’è stata l’opportunità di iniziare gli studi. Fino a questo momento sono state portate a terra solamente poche cose, reperti, pezzi di anfora che si trovavano quasi a livello di superfice del fondale che in quel punto è di circa 19 metri. La “Grado 2” la si fa risalire addirittura al terzo secolo avanti Cristo. «È sicuramente - dice il soprintendente regionale ai Beni archeologici Luigi Fozzati - il più vecchio relitto quantomeno di tutto l’Alto Adriatico ed è per questo motivo che abbiamo deciso innanzitutto di pensare a uno studio dettagliato che stiamo effettuando con la collaborazione dell’Università di Udine».Lo scafo si trova completamente sotto la sabbia, così come la gran parte del carico che potrebbe essere in buona parte integro. Proprio per questo motivo gli archeologi subacquei non hanno al momento ancora potuto vedere lo scafo (sarà necessario “scavare” un bel po’) con la conseguenza che non possono al momento nemmeno stabilirne la lunghezza.

Fra i reperti portati a terra c’è uno splendido collo di anfora greco-italica. Sul biglietto identificativo legato a uno dei manici si legge chiaramente che si tratta del primo reperto trovato. Mentre i reperti verranno in futuro esposti nel Museo nazionale di archeologia subacquea di Grado, non si pensa invece minimamente a recuperare lo scafo.

Forse per non trovarsi in mezzo a mille illusioni di riportarlo a terra integro per poi, invece, vederlo ridotto in centinaia di pezzi da riassemblare, cioè per non veder ripetersi la storia che è capitata alla Iulia Felix. Insomma, lo scafo rimarrà dov’è, a circa 7 miglia al largo di Grado. Anzi, come anticipa il Soprintendente, attorno allo stesso saranno posizionate delle particolari tabelle con didascalie subacquee.

Infatti, lo scafo potrà un domani, a operazioni ultimate, essere visitato da appassionati subacquei. Intanto, però, ci saranno prossimamente degli incontri con la capitaneria di porto e i pescatori per studiare la situazione e ipotizzare il futuro dello studio, il lavoro di recupero del carico e il progetto per le visite subacquee.

Antonio Boemo

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