Rimpasti post voto: la Lega scippa a Fi le deleghe di peso, Dipiazza resiste

A Trieste la prima prova di forza del Carroccio dopo l’exploit. Bilancio al vicesindaco, il Commercio alla fedelissima di Max

TRIESTE La Lega diventa il caterpillar della maggioranza, Roberto Dipiazza resta in sella senza perdere pezzi, Forza Italia cede il potere ma salva le teste. È l’esito del rimpasto di giunta avvenuto ieri nel capoluogo regionale durante un vertice tra le segreterie dei partiti di maggioranza: di fatto il primo banco di prova in regione del nuovo assetto post-europee.

Dipiazza contratta il rimpasto con la Lega pigliatutto. Forza Italia va sotto
Lasorte Trieste 06/06/16 - Elezioni Comunali, Brindisi Roberto Dipiazza


L’incontro è avvenuto nel pomeriggio in municipio. Oltre al sindaco c’erano il segretario provinciale leghista Pierpaolo Roberti, il presidente della Lista Dipiazza Giorgio Rossi, il segretario provinciale di Fratelli d’Italia Claudio Giacomelli, mentre per Forza Italia c’erano il capogruppo Alberto Polacco e l’assessora Angela Brandi.

Al termine della riunione è stata diffusa una foto in cui i partecipanti stringono le mani come novelli moschettieri, ma l’immagine d’unità nasconde un inesorabile slittamento dei poteri.

Ecco quindi i cambiamenti principali, al netto di qualche passaggio di secondaria importanza. Il Carroccio è il vincitore della partita: il vicesindaco Paolo Polidori, già titolare della delega alla Polizia locale, ottiene anche il Bilancio, ceduto dal dipiazzista Giorgio Rossi. Questo fa di lui una sorta di “super-assessore”: l’incarico di vicesindaco di rado è abbinato alla gestione dei conti dell’ente.

L’assessora Serena Tonel, fedelissima del presidente Fedriga e sua segretaria in Regione, ottiene la delega al Commercio dal forzista Lorenzo Giorgi.

Dal canto suo la Lista Dipiazza può considerarsi quasi in pari: Rossi, orfano del Bilancio, si accaparra infatti una delega quasi altrettanto importante, quella al Turismo. A farne le spese è ancora una volta una forzista, ovvero Francesca De Santis, nominata con un blitz di fine anno in seguito alle dimissioni di Maurizio Bucci. Ma il sindaco riesce anche nell’impresa di tenere in casa la presidenza del Consiglio comunale: lunedì la maggioranza si accinge a votare il dipiazzista Francesco Panteca. Nel comunicato ufficiale il sindaco ringrazia il leghista Everest Bertoli per essersi messo a disposizione: su di lui pesava però un veto forzista (è un fuoriuscito dalle fila azzurre) il cui mantenimento è forse annoverato fra i successi dai forzisti.

Ma veniamo appunto a Forza Italia. La coordinatrice berlusconiana, l’onorevole Sandra Savino, era assente all’incontro e si è risparmiata così la firma di un accordo difficile, affidando al capogruppo Polacco il ruolo del mediatore.

Dalle urne del 2016 Forza Italia era uscita prima forza di maggioranza, tanto che per la prima parte del mandato aveva potuto lamentare di esser sottorappresentata in giunta e invocare futuri rimpasti di giunta. Ora che il rimpasto è arrivato, però, gli azzurri hanno imboccato una china discendente: consci di non aver più i numeri in mano, i forzisti hanno privilegiato la salvaguardia delle teste.

Giorgi e De Santis erano da tempo nel mirino dei leghisti ma, pur perdendo le deleghe di maggior peso, mantengono il posto. Arrivano loro in cambio delle deleghe minori, come i Servizi ceduti dal dipiazzista Carlo Grilli a Giorgi, o più rilevanti come i Grandi Eventi e i Giovani che De Santis ottiene da Polidori e Rossi. Va detto inoltre che a Giorgi resta in mano la delega al Patrimonio.

Gli altri due assessori forzisti, Michele Lobianco (Personale) e Angela Brandi (Scuola), escono indenni dall’ordalia: profili tecnici e politici, i loro, che non ingolosivano i leghisti.

Al termine del vertice le bocche sono cucite, almeno per le dichiarazioni ufficiali. L’unico a esprimersi è il sindaco attraverso un comunicato. Dipiazza prima rivendica i risultati ottenuti in questi anni di amministrazione, poi arriva al punto: «Tutto questo è il frutto del serio lavoro e della responsabilità con cui questa maggioranza di centrodestra sta amministrando Trieste. Tutto questo lavoro è stato ulteriormente premiato dalla fiducia dei cittadini che, con il loro voto alle europee, hanno anche ulteriormente rafforzato la coalizione di centrodestra. Con l’individuazione del presidente del Consiglio comunale l’aula torna alla normale operatività, mentre la distribuzione delle deleghe giuntali, sinergiche alla riorganizzazione dell’ente, darà un ulteriore slancio alla già veloce e intensa attività amministrativa. Squadra che vince non si cambia, si perfeziona il modulo».

La soddisfazione del sindaco è comprensibile. Il vento in poppa rende i leghisti il vincitore naturale di questa partita, ma il primo cittadino riesce a portare a casa la pelle e anzi il suo ruolo non ne viene scalfito: accontenta le brame leghiste cedendo loro soprattutto beni altrui, ovvero le deleghe più importanti dei forzisti. Rinuncia al Bilancio ma assicura a Rossi la delega al Turismo, sempre più pesante di questi tempi. Infine mette in cassaforte (salvo sorprese in aula) l’incarico di presidente del Consiglio che tre anni fa era riuscito ad affidare al dipiazzista Marco Gabrielli suscitando qualche malumore forzista.

Restano estranei al rimpasto i Fratelli d’Italia, al netto del sorpasso su Forza Italia avvenuto nelle urne: i post-missini non erano a caccia di poltrone, che peraltro avrebbero avuto difficoltà a riempire, e faranno pesare la nuova stazza soprattutto in termini politici. —


 

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