Rimborsi fasulli per hotel in cui non alloggiava, condannato carabiniere
GRADISCA. Percepiva indebitamente delle indennità per servizi esterni mai svolti e si faceva rimborsare spese di pernottamento in un hotel nel quale a tutti gli effetti non alloggiava. Per queste ragioni la Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia ha condannato con apposita sentenza l'ex comandante della Compagnia Carabinieri di Gradisca d'Isonzo, capitano Raimondo Michele Gammone, a risarcire il Ministero della Difesa e l'Arma. Per le stesse fattispecie di reato di truffa militare pluriaggravata e continuata, Gammone è stato condannato in primo grado anche in sede penale ad 8 mesi di reclusione militare, poi ridotta in appello.
I fatti contestati dalla Corte dei Conti regionale risalgono al brevissimo periodo in cui Raimondo Michele Gammone ha rivestito l'incarico di comandante della Compagnia della Fortezza. Un carabiniere promettentissimo, giunto dalla legione Carabinieri Molise e che aveva prestato servizio in aree particolarmente sensibili: in particolare in Puglia ed in Sicilia, ove aveva rivestito dapprima l’incarico di comandante del nucleo operativo della Compagnia Carabinieri di Altamura, quindi della Compagnia Carabinieri di Alcamo, nota alle cronache per la caccia alla “primula rossa” di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro: tuttora uno dei latitanti più ricercati al mondo.
Secondo la magistratura contabile (Paolo Simeon, presidente, a latere Di Lecce e De Franciscis) il militare ha dato vita a due diversi tipi di truffa ai danni dell'Arma e dello Stato. Insomma, a un danno erariale, per quanto contenuto. Il primo riguarda il “numero esorbitante” di indennità e rimborsi per servizi esterni conseguiti quando era di stanza a Gradisca: circa 165 fra settembre 2013 e maggio 2014, per poco meno di mille euro. Un’anomalia per un comandante di Compagnia e non tutti, secondo la magistratura, rispondenti alle normative in vigore che prevedono, per la corresponsione di emolumenti extra, una durata non inferiore alle tre ore consecutive e la compilazione di formali ordini di servizio comprovanti l’attività svolta. «La conoscenza delle materie giuridiche e l’abilitazione a svolgere la professione di avvocato consentono di escludere che Gammone abbia agito in buona fede», si legge nella sentenza del tribunale contabile, che cita quello militare.
La sentenza ha messo in luce la discrepanza fra il numero di servizi esterni dichiarati dal comandante - spesso non corredati da adeguata documentazione - e quello assai ridotto del proprio autista. Ancor più curiosa però è la fattispecie di reato riguardante i pernottamenti “fantasma” del comandante all’hotel “Al Trieste” di piazza Unità, a Gradisca. Secondo i magistrati fra il 26 novembre 2013 e il 30 gennaio 2014, il capitano Gammone ha conseguito rimborso di ricevute fiscali per pernottamenti mai avvenuti né effettivamente pagati.
Nella sua testimonianza - riportata nella sentenza - l’allora titolare dell’albergo Ugo Dal Ben asserisce che l’ufficiale gli chiese se fosse possibile ottenere la fatturazione dei pernottamenti senza occupare la camera, ottenendo un’intesa per il solo pagamento dell’Iva e truffando dunque la propria amministrazione di appartenenza per 1.175 euro. Che il militare non trascorresse la notte nella cittadina della Fortezza sarebbe dimostrato dal fatto che il suo cellulare al mattino non agganciava la cella di Gradisca, ma quella di Cormons. L’ormai ex comandante ha contestato questa tesi, asserendo che giornalmente faceva rotta verso la Caserma di Cormons per la cena per poi rientrare nell’hotel gradiscano per la notte, ritornare nel centro collinare al mattino per fruire della palestra e attendere il proprio autista per ritornare a Gradisca e montare in servizio. Difesa, questa, smentita da svariate prove testimoniali di colleghi. Per queste ragioni Gammone è stato condannato a risarcire il Ministero della Difesa delle somme indicate e al pagamento delle spese processuali.
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