Rimborsi Coop operaie, scatta il rush finale: i bonifici per i soci in arrivo entro aprile
TRIESTE. I prossimi due mesi saranno decisivi per il destino dei 17 mila soci delle ormai defunte Cooperative operaie che aspettano ancora di vedersi corrisposto quanto loro dovuto dopo i rimborsi parziali, e a rate, dei rispettivi libretti di risparmio, congelati nell’autunno del 2014 dal Tribunale a causa dell’irreversibile crisi finanziaria del gruppo cooperativo locale. Con le aste degli ultimi otto immobili, fissate a fine mese, scatta di fatto il rush finale.
L’obiettivo, giova ricordarlo, è quello di arrivare quantomeno al recupero dell’81,4% dei depositi originari, percentuale indicata nel concordato approvato da soci e creditori vari. In due distinte udienze, la prima si terrà domani e la seconda il 25 febbraio, si dibatterà in sede penale sul comportamento tenuto da manager e sindaci delle Coop che furono (si legga l’articolo a lato, ndr), mentre il 18 marzo è fissata l’udienza riguardante il ricorso in appello promosso in sede civile da oltre 200 ex soci che chiedono il risarcimento completo del danno subito alla Regione, cui viene imputato il mancato controllo finanziario sulle Operaie.
Ma andiamo con ordine e partiamo dai rimborsi. Quanto manca, in termini di tempo, per arrivare all’agognato 81% e passa promesso, oggi che siamo fermi attorno al 75%? Tutto dipenderà da quanto dureranno le procedure d’asta per la vendita degli ultimi otto immobili di proprietà Coop operaie, due a Trieste e sei nel Pordenonese.
Se tutto filerà liscio entro aprile la partita potrebbe concludersi, o per lo meno - nel caso qualcosa rimanesse ancora invenduto - potrebbero arrivare ulteriori riparti tali da avvicinare il famoso target dell’81%. «Solo all’esito delle aste per tali immobili, fissate per la fine di questo mese, potremo provvedere all’erogazione di tali riparti», spiega l’avvocato Maurizio Consoli nel suo ruolo di liquidatore giudiziale: i tempi tecnici, puntualizza lo stesso Consoli, dovrebbero prevedere non più di un paio di mesi per la compravendita e l’erogazione dei soldi ai soci oggi in attesa. Soci che, stando a una voce circolante con insistenza a inizio anno, si aspettavano però già alla fine di gennaio un’altra piccola tranche di bonifici.
«Il rimborso succulento avverrà solo dopo le aste e andrà così ad aggiungersi a quanto saldato finora (il 75% appunto, ndr)», aggiunge Consoli, che conferma come la voce del “rinforzino” di fine gennaio non fosse completamente campata in aria: «In effetti in cassa abbiamo già del denaro, ma si tratta di una cifra che, suddivisa per tutti i creditori, diventa talmente bassa da non giustificare il costo dei bonifici. Per questo aspettiamo l’esito delle aste degli otto immobili ancora invenduti. Proprio per avere a disposizione una cifra più sostanziosa da erogare». Definitiva o ancora parziale, dipenderà da quanti immobili saranno stati ceduti.
L’altro fronte risarcitorio tuttora aperto riguarda, come detto, quello degli oltre 200 ex soci firmatari della causa civile contro la Regione. L’udienza, in questo caso, è fissata per il 18 marzo. «In primo grado la causa non è stata accolta – spiega l’avvocato Mario Reiner, che sta seguendo il contenzioso – ma ora l’abbiamo impugnata presentandola alla Corte d’Appello. Contiamo di ottenere una sentenza entro fine anno».
Con quali prospettive? «Siamo ottimisti per l’accoglimento – spiega lo stesso Reiner – perché le doglianze dei soci sono fondate in quanto la legge regionale imponeva a nostro avviso all’ente di controllare lo stato patrimoniale delle Coop, stato che la Procura della Repubblica ha verificato essere talmente disastroso da non potersi essere verificato da un giorno all’altro».
L’ispezione da parte della Regione, ricorda Reiner, si era verificata soltanto pochi mesi prima che la stessa Procura ordinasse un’ispezione sui bilanci della cooperative. Da questo controllo era emersa una situazione irreversibile da portare la Procura a un’istanza di prefallimento e di nomina di un amministratore giudiziario, Consoli appunto.
«Se questi controlli fossero stati fatti periodicamente – conclude Reiner – e la Regione avesse verificato periodicamente i bilanci, nominando anni prima un amministratore giudiziario, oggi molto probabilmente le Coop esisterebbero ancora. È un ragionamento molto semplice e lineare».
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