Rimborsi Coop all’81% E meno di 100 esuberi
Un rimborso “promettibile” ai soci prestatori oltre l’80%, coi due terzi del totale liquidabili verso giugno. Eppoi un sacrificio di posti di lavoro sotto la soglia “psicologica” delle cento unità. Non immediato e accompagnato, quando sarà ora, non da licenziamenti e mobilità bensì da casse integrazioni, da eventuali riassunzioni, nonché da possibili pensionamenti o semmai prepensionamenti. L’avvocato Maurizio Consoli mette sul piatto salva-Coop una miscela che supera la prima prova del Tribunale e può dunque essere messa sul tavolo decisivo. Quello del voto dei creditori, dai fornitori di merce all’erario passando soprattutto per i soci prestatori, chiamati appunto a dare l’ultima parola nell’adunanza di legge, già fissata per le 9.30 di giovedì 7 maggio in un posto che sarà definito in sede di convocazioni ufficiali. Lì il piatto dovrà avere l’assenso, e potrà andar bene pure il silenzio-assenso, della maggioranza dei creditori. O, meglio, della loro rappresentanza pecuniaria. Sulla carta fanno circa 73 milioni di euro, dato che il passivo totale si aggira sui 145 tutto incluso, comprese ad esempio le spese e le previsioni delle trattenute fiscali e previdenziali sulle buste paga e delle tasse immobiliari e d’impresa nel corso di un’amministrazione straordinaria che continuerà per mesi e mesi.
A meno di colpi di scena, insomma, il dado pare tratto, ormai. Ieri il collegio del Tribunale civile che si occupa del caso Coop dal commissariamento del 17 ottobre - composto dai giudici Arturo Picciotto (presidente), Daniele Venier (relatore) e Riccardo Merluzzi (a latere) - ha infatti firmato il decreto che ammette le Coop operaie alla procedura di concordato preventivo, rispondendo con un sì in termini di fattibilità all’istanza di concordato che Consoli, da amministratore giudiziario, aveva depositato lunedì. In linea quindi con i tempi ipotizzati negli annunci delle settimane passate, secondo cui il piano concordatario sarebbe stato pronto proprio verso metà marzo, con un anticipo di una quindicina di giorni sulla data di scadenza.
Il concordato - ora tecnicamente ammesso e atteso come detto alla cosiddetta omologa dopo il voto dei creditori del 7 maggio per evitare il fallimento - poggia, per semplificare, su tre “sottoproposte” ai creditori stessi. La prima: il riconoscimento ai soci prestatori dell’81,38% di quanto risulta depositato nei loro libretti congelati dal 17 ottobre. Una cifra dunque vicina a 84 milioni di quei 103 che costituiscono il monte-libretti. La seconda: il pagamento ai fornitori di merce inseriti fra i creditori chirografari secondari del 73,4% delle loro vecchie fatture («oltre il 50% verso giugno») pari a più di 15 milioni su oltre 20 non saldati. La terza: la liquidazione piena dei creditori privilegiati, tra cui le cooperative di produzione e lavoro e quelle agricole, che aspettano sei milioni.
Tali percentuali derivano da una serie di analisi sulle disponibilità ragionevolmente sicure, fatte a partire dalla stima del cosiddetto “attivo concordatario”, calcolato prudenzialmente in 122 milioni scarsi (121.922.179 euro per la precisione). Esso - come si legge nel prospetto sintetico predisposto nella serata di ieri dal team di Consoli prima della conferenza stampa tenuta dal commissario nel suo studio di via Coroneo - corrisponde di fatto al “tesoretto” generato per circa l’80% da due voci. Una sono le vendite già certe di immobili e asset aziendali, muri di proprietà e attività commerciali interne, specie di supermercati. Certe in quanto oggetto di «offerte irrevocabili» d’acquisto «di rapida liquidazione». La seconda sono i titoli. Titoli di Stato a garanzia della copertura del 30% dei libretti di prestito sociale depositati come è noto in Banca Generali, in ossequio alla fideiussione del 30% di legge. Sono, tra una cosa e l’altra, quasi 35 milioni che i soci prestatori potranno riavere appunto da Banca Generali «attraverso le Coop». Consoli, a questo proposito, chiarisce che sarà cura delle Operaie e della sua gestione commissariale «predisporre una lettera che i soci stessi saranno chiamati a compilare e che poi sarà inviata entro tre mesi a Banca Generali per il diritto all’escussione dopo trenta giorni». Quei 35 milioni di “assicurazione” rientrano tra i circa due terzi promessi verso giugno, luglio, che in milioni ne valgono suppergiù 68.
Il 20% dei 122 milioni di attivo concordatario, infine, all’incirca 24 milioni, costituiscono una specie di elenco previsionale, volutamente al ribasso, di realizzi immobiliari su beni non ancora opzionati ma ritenuti vendibili per le manifestazioni d’interesse che hanno suscitato. Se da quelli verranno fuori più soldi di quanto è atteso, allora il recupero di soci e fornitori potrà salire rispetto all’81,83% per gli uni e a al 73,4% per gli altri.
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