Rimane in carcere il consulente al Cairo della famiglia Regeni

Il tribunale impone ad Abdallah altri 15 giorni di cella. Accusa formale di sovversione, ma gli intrecci sono chiari
Il ricercatore di Fiumicello Giulio Regeni
Il ricercatore di Fiumicello Giulio Regeni

TRIESTE Il consulente della famiglia di Giulio Regeni al Cairo resta in carcere: dopo quasi un mese di detenzione, un tribunale della capitale egiziana ha imposto ieri altri 15 giorni di custodia cautelare per Ahmed Abdallah, presidente di una ong che sta aiutando a raccogliere elementi utili sul caso della tortura a morte del giovane ricercatore originario di Fiumicello.

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Abdallah è in galera dal 25 aprile con diverse accuse di attività sovversiva e partecipazione a una manifestazione non autorizzata contro la cessione di due isole del Mar Rosso all'Arabia Saudita. Si tratta di imputazioni formalmente del tutto scollegate dal caso di Regeni, ma la sua vicenda giudiziaria si interseca con l'origine della crisi diplomatica in corso fra Italia ed Egitto.

Martedì i familiari di Giulio avevano chiesto a diplomatici, ong e media di seguire da vicino il procedimento per «impedire il prorogarsi dell'ennesima detenzione arbitraria da parte del potere egiziano». Le udienze di questo tipo in Egitto non hanno un orario prefissato e possono svolgersi dalle 9 fino a notte inoltrata, ma già nel pomeriggio si è appreso del prolungamento della custodia cautelare per il presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecfr) e altri quattro attivisti.

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In base a pronunciamenti analoghi venuti nei giorni scorsi, restano in carcere pure altri due attivisti per i quali la famiglia Regeni chiede attenzione. Uno è il noto avvocato e difensore dei diritti umani Malek Adly, anch'egli indagato per istigazione alla protesta del 25 aprile e per altri atti di sovversione; l’altro è Amr Badr, uno dei due giornalisti al centro di un “duello” fatto di manifestazioni di piazza e mediazioni politiche fra il sindacato di categoria e il ministero dell'Interno a causa del loro arresto compiuto in maniera senza precedenti nella sede dell'organizzazione.

Assieme a quello dei medici contro la polizia violenta, questo è uno dei due maggiori filoni di protesta non economica contro la dirigenza del presidente Abdel Fattah Al Sisi, giudicata da diverse ong internazionali come più autoritaria perfino di quella del deposto rais Hosni Mubarak.

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Giulio Regeni, il ricercatore di Fiumicello

L'impegno delle autorità egiziane nel far luce sul martirio di Regeni è stato giudicato dall'Italia così scarso da provocare il richiamo a Roma per consultazioni dell'ambasciatore Maurizio Massari, ora assegnato alla rappresentanza italiana a Bruxelles.

Intanto, è emerso che l’inquirente capo della stazione di polizia cairota di Shubra el Kheima, Mohammed Sarhan, aveva i documenti di Giulio Regeni prima che i documenti stessi finissero nell’appartamento della sorella di Tarek Saad, il capo della gang sgominata il 24 marzo scorso e accusata dalla polizia della morte del giovane. Lo ha rivelato ad Agenzia Nova una fonte vicina alle indagini in condizioni di anonimato.

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