Rilke, un restauro da un milione di euro ma niente ticket
DUINO AURISINA. Via i parapetti, che con il paesaggio carsico non c'azzeccano e non sono a norma. Addio alle panchine “alpine”, un pugno nell'occhio. E giù pure le staccionate in legno: non ci sono cavalli da contenere. Ma se fin qui a parlare è la logica della sottrazione, allora bisogna dire pure che l'era del Rilke 2.0 arrecherà significative novità: innanzitutto, sul versante duinese, un ingresso al sentiero che possa considerarsi tale, con tanto di costruzione in pietra locale e, all'interno, info-point, la possibilità di ricorrere a guide naturalistiche e a servizi igienici (oggi assenti) per evitare l'impiego dei bunker come latrine en plein air.
Non solo: c'è in programma il recupero della pineta Rilke, dove restano a languire - purtroppo afflitte da un buon 30% di piante infestanti – dei meravigliosi pini neri piantati nel lontano 1908, ornielli e lecci; quindi l'allestimento di sentieri per una fruizione naturalistica guidata e postazioni schermate per osservare la fauna, soprattutto volatili, senza arrecarle disturbo; la creazione, a mare, di un percorso limitato da boe per i nuotatori e l'attività esclusivamente ricreativa, che vieti i natanti, e l'istituzione di punti d'attracco sui bordi. Infine la regolamentazione degli accessi, magari un tot ogni quarto d'ora, per evitare l'assembramento sul sito tutelato, dove per esempio un falco pellegrino dovrebbe nidificare in tutta tranquillità. Costo dell'operazione? Un milione e 300mila euro, spalmati su un decennio: la durata dell'intervento proposto dalla proprietà, cioè dal principe Carlo della Torre e Tasso, e illustrato ieri attraverso il suo progetto preliminare dall'architetto e urbanista Danilo Antoni. Un costo pro capite, se ci si riferisce ai 65mila visitatori annui della riserva, che sarebbe minimo: 2 euro. Ma guai a parlare di istituire un biglietto per l'ingresso al Rilke: la filosofia di questo preliminare non è quella di costringere i turisti a sborsare l'obolo per la visita al sentiero, bensì di ricorrere ai numerosi bandi pubblici che prevedono stanziamenti per la valorizzazione di aree Sic e Natura 2000. Tant'è che perfino durante il “cantiere”, se così lo si può definire, la proprietà punta a mantenere liberamente fruibile il Rilke. I Torre e Tasso, dopo la chiusura nell'aprile 2013 seguita al rientro in possesso del bene, hanno riflettuto molto sul concetto di “riserva”, come riferito da Antoni e le proposta illustrata, che s'intende sottoporre anche al parere di Agenda 21, ne è il frutto. «L'anno scorso ci sono state – così l'architetto – polemiche cultural-gestionali sul Rilke, ma con l'aiuto di qualche giudice ci siamo chiariti. La responsabilità della proprietà su questi 30 ettari non è uno scherzo e non mi riferisco solo alla sicurezza dei cittadini che lo visitano, ma anche al mantenimento e tutela dell'area». Area che “per la maggior parte è del principe” e tuttavia, “nonostante la proprietà privata, si può dire che la riserva sia di noi tutti”. «È giusto – ha sottolineato Antoni – potenziare questo sito, ma dobbiamo stare attenti che le Falesie restino un monumento alla natura, nel rispetto di quanto già vigente col Piano regolatore, il Piano di conservazione e sviluppo, Natura 2000, Sic e i vincoli idrogeologici e paesaggistici». In questa concezione il sentiero deve diventare un collegamento tra alcuni punti di osservazione naturalistica, opportunamente da allestire per non creare fastidio o danno a fauna e flora. Per esempio si può pensare alla riconversione dei bunker in postazioni da adibire con l'aiuto di esperti in ornitologia o al recupero di grotte e anfratti. Via i parapetti, da sostituire con sottili ringhiere metalliche in due punti critici, tristemente noti alla cronaca. Quanto alla parte marina, fermo restando che “è prioritario arrivare all'approvazione di un regolamento di gestione delle Falesie atteso da 20 anni almeno” la proposta è di delimitare l'area della riserva con delle boe e, magari, anche con una ringhiera attrezzata a seduta per la sosta dei nuotatori. Escluse, nella zona, attività sportive e imbarcazioni. Una vera e propria “fascia di rispetto”.
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