Rigassificatori, Veglia brucia sul tempo Trieste

La costruzione del rigassificatore di Castelmuschio (Omisalj), dopo l'ok del ministero croato per la Salvaguardia ambientale, inizierà l’anno prossimo. I lavori dovrebbero concludersi entro il 2015. Per quanto riguarda il terminal triestino, resta invece ancora da definire la data d’inizio dei lavori
VEGLIA
La costruzione del rigassificatore di Castelmuschio (Omisalj) comincerà l’anno prossimo, con i lavori che dovrebbero concludersi entro il 2015. L’impianto brucerà così il terminal triestino, la cui data d’inizio dei lavori non è stata ancora fissata. È quanto sostengono gli addetti ai lavori, dopo che il ministero croato per la Salvaguardia ambientale ha recentemente dato parere positivo al progetto, per quanto attiene al suo impatto sull’ambiente.


Il placet del dicastero ha rappresentato un significativo passo avanti, al quale seguirà la richiesta del consorzio concessionario, l’Adria Lng, per l’ottenimento della licenza di costruzione. Per questo permesso, l’Adria Lng (formato da E.On Ruhrgas, Total, Omv, Geoplin e da tre aziende croate, Ina, Hep e Plinacro) è riuscita a raccogliere tutta quanta la documentazione necessaria, cosicché la richiesta sarà avanzata in capo ad un paio di settimane. Stando a quelli che erano stati i piani del consorzio, la licenza di costruzione avrebbe dovuto essere rilasciata circa un anno fa, ma poi vi furono vari intoppi che fecero tardare l’iter.


Anche se il permesso dovesse essere concesso nell’arco di due mesi, è ormai impossibile che i lavori di approntamento comincino quest’anno. Si dovrebbe partire dunque nel 2011, previa formulazione della documentazione progettuale e scelta – tramite concorso internazionale – dell’azienda o del consorzio che dovranno mettere in piedi il terminal metanifero. Respinto dagli ecologisti, che vedono in esso un grave pericolo per l’ambiente nordadriatico, e invece voluto dalla Regione quarnerino–montana e dalle municipalità interessate, l’impianto Lng verrà a costare sugli 800 milioni di euro, ai quali si devono aggiungere altri 200 milioni.


È la cifra che si dovrà sborsare per l’apprestamento del gasdotto. Il rigassificatore, nei primi tempi avversato da tutti, specie dalle autonomie locali, si presenta ora come un vero e proprio affare in questi tempi di crisi. Con l’indotto, il terminal dovrebbe significare lavoro sicuro per circa mille persone, mentre si ritiene che le aziende croate potranno aggiudicarsi appalti per circa il 40 per cento della “torta da un miliardo di euro”. Un affare di quelli ghiotti, insomma, proprio quando il settore economico quarnerino (idem quello nazionale) è tormentato da continui insuccessi, che chissà quando cederanno il passo alla rinascita.


A Castelmuschio, nell’isola di Veglia, il rigassificatore dovrebbe movimentare annualmente dai 10 ai 15 miliardi di metri cubi di gas. Si tratta di un progetto, e non lo si scopre oggi, diventato d’importanza strategica per le sorti energetiche della regione e del Paese. L’intento è di arrivare ad avere una soluzione alternativa al gas russo che, tramite l’ Ucraina, arriva in Croazia. Si vogliono evitare gli effetti di altre, eventuali, crisi tra Mosca e Kiev e in questo senso il rigassificatore isolano appare la soluzione migliore. Il progetto non riesce però a convincere del tutto gli ecologisti, i quali temono che il terminal possa trasformarsi in una bomba, trovandosi a stretto contatto con altri impianti ritenuti a rischio, come l’oleodotto e l’industria petrolchimica.


Ci sono poi i timori legati alle conseguenze per l’ambiente marino, riguardanti l’abbassamento della temperatura dell’acqua di mare, utilizzata per il processo di rigassificazione del metano. Stando alle simulazioni, la differenza della temperatura del mare a 70 metri dallo scarico sarà di 0,5 gradi, mentre nel raggio di un chilometro sarà di 0,2 gradi. Variazioni, così nello studio d’impatto ambientale, che avranno conseguenze praticamente nulle su flora e fauna, come pure sulla pesca nel golfo di Fiume.

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