Rigassificatori, Scajola: "E ora Trieste"Concluso l'iter, a breve l'avvio dei lavori
Il ministro per lo Sviluppo economico sottolinea che l'Italia per il gas paga il 30 per cento in più rispetto all'Europa
ROVIGO. Due giorni fa, l’inaugurazione del rigassificatore al largo di Porto Levante (Rovigo); ieri, durante una prima visita all’impianto con i motori avviati, il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola ha colto la palla al balzo: «Il progetto per il rigassificatore di Trieste, così come quello di Priolo (Siracusa), ha concluso il suo iter organizzativo: ora si deve procedere alla costruzione».
Nonostante le accese opposizioni del governo sloveno, disposto a ricorrere alla Corte di giustizia europea (proprio ieri tra l’altro un gruppo di deputati parlamentari sloveni appartenenti ai quattro partiti di maggioranza hanno presentato un documento contro l’impianto di Trieste) il rigassificatore di Zaule sarebbe dunque a pochi passi dalla realizzazione. «Con la Slovenia abbiamo già parlato- afferma Scajola- e non abbiamo mai trovato nessuna motivazione opposta che potesse costituire un reale blocco alla costruzione dell’impianto».
Dunque, si farà.«L’ultimo rigassificatore, prima di quello appena battezzato a Porto Levante - dice il ministro - è stato costruito 40 anni fa a Panigallia. Questo grazie alla politica dei no al nucleare, al gas naturale e all’idroelettrico, sbloccata dal precedente governo Berlusconi».
E ancora: «L’Italia, per il gas, paga il 30% in più rispetto all’Europa- continua- il nostro paese ha dunque un’emergenza: recuperare il tempo che ha perduto: Trieste e Priolo sono i primi obiettivi». «Per il 2030- conclude Scajola- l’Italia deve poter ricavare energia per il 50% dal fossile; per il 25% da fonti rinnovabili e il restante 25% dal nucleare.»
Il rigassificatore di Rovigo Emerge dalle acque dell’Adriatico, è largo quanto due campi da calcio e alto come un palazzo di dieci piani. Dista 17 chilometri dalla costa e, alimentato da gas del Qatar, soddisferà il 10% del fabbisogno italiano. Al largo di Porto Levante, il terminale Adriatic LNG è la prima struttura al mondo offshore - in cemento armato - che servirà per la ricezione, lo stoccaggio e la rigassificazione del gas naturale liquefatto (GNL).
Si tratta di una grande infrastruttura energetica che ospita due serbatoi per il gas naturale; un impianto di rigassificazione e le strutture per l’ormeggio e lo scarico del gas naturale liquefatto dalle navi metaniere. Il costo complessivo è di 2,5 miliardi di euro: il 45% investito da Qatar Terminal Limited, affiliata di Qatar Petroleum, un altro 45% da ExxonMobil Italiana Gas ed il restante 10% dall’italiana Edison (10%). Chi utilizzerà il gas Per la durata di 25 anni, un contratto impegna Edison ad utilizzare l’80% della capacità del terminale.
Il rimanente 20% sarà disponibile per altri operatori, mentre il 12% verrà assegnato dal ministero dello Sviluppo Economico. «Edison - ha affermato l’amministratore delegato Umberto Quadrino durante una prima visita al rigassificatore avviato - ha già venduto il gas di sua spettanza, pari a circa 6,4 miliardi di metri cubi all’anno: il 50-55% sarà destinato alle nostre centrali elettriche».
Gran parte del gas arriverà dal giacimento North Field, al largo della costa del Qatar: è il più grande giacimento al mondo di gas naturale. A regime la struttura potrà immettere nella rete nazionale fino a 8 miliardi di metri cubi di gas naturale l’anno, pari a circa il 10% del fabbisogno nazionale.
«Dell’85% di gas di cui siamo importatori, il 75% arriva dalla Russia e dall’Algeria- spiega il ministro Claudio Scajola- in questo nuovo impianto, invece, l’80% del gas proviene dal Qatar: è un primo grande esempio di diversificazione delle fonti. Per essere concreto il rischio di un blackout delle forniture di metano, come quello verificatesi negli inverni scorsi per i problemi tra Russia e Ucraina, può ritenersi scongiurato».
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