Rigassificatore, la Commissione Ue cancella la collocazione di Zaule
Lunedì prossimo, il 14 ottobre, la Commissione europea darà il via libera alla realizzazione di un rigassificatore nell’Alto Adriatico, ma non sul sito di Zaule che è stato definitivamente cancellato. L’approvazione alla realizzazione di un impianto, presumibilmente offshore, ma del quale non si conosce ancora la collocazione precisa, avverrà nell’ambito dell’approvazione della lista dei 130 progetti prioritari di interesse comune in ambito energetico che ha già passato il vaglio del Comitato tecnico dell’Ue nella seduta del 24 luglio. Successivamente, tra fine ottobre e inizio novembre, il Parlamento e il Consiglio europeo si pronunceranno su questo elenco delle priorità semplicemente con un sì (o meno probabilmente con un no), ma senza che sia previsto un dibattito e senza la possibilità di presentare emendamenti.
Le notizie fresche arrivano dal parlamentare europeo veneto Antonio Cancian dei Popolari europei ieri al lavoro nel suo ufficio di Strasburgo. Nella lista passata l’estate scorsa al vaglio tecnico era inserito un impianto connotato in questo modo: «rigassificatore a Zaule o in altra località dell’Alto Adriatico». «Ora però - riferisce Cancian - la località Zaule è definitivamente scomparsa e si cita soltanto in modo generico l’Alto Adriatico». Era stata la Slovenia a presentare opposizione alla collocazione di Zaule (contro la quale hanno preso posizione contraria anche tutte le amministrazioni elettive regionali e triestine interessate oltre all’Autorità portuale e alle associazioni ambientaliste) minacciando il voto contrario che avrebbe fatto saltare l’intera lista dal momento che è necessario l’assenso di tutti i Paesi dell’Ue. La Commissione ha allora demandato agli Stati nazionali il compito di accordarsi e il 12 settembre nella Trilaterale a Venezia i capi di Governo di Italia, Slovenia e Croazia hanno convenuto di costituire un gruppo di lavoro per i progetti infrastrutturali. In un incontro successivo, Italia e Slovenia avrebbero nuovamente dibattuto la questione e sarebbero giunte a un accordo che prevederebbe la collocazione dell’impianto a una distanza minima di 16 km. dalle acque territoriali slovene. Già a luglio il ministro dell’Ambiente sloveno si sarebbe detto pronto a favorire il sì politico del suo Paese a patto che il rigassificatore “scivoli” verso Venezia. Erano circolate ufficiosamente anche due date: il 20 settembre come termine ultimo dato a Roma e Lubiana per accordarsi e il 2 ottobre per notificare l’accordo raggiunto agli altri Stati membri. Tutto ciò evidentemente sarebbe già avvenuto e qualche giorno fa la notizia dell’accordo raggiunto è stata pubblicata dal quotidiano on line sloveno Finance. Voci insistenti parlerebbero di una collocazione al largo di Pola evidentemente con il coinvolgimento anche della Croazia. La questione Zaule però potrebbe non essere definitivamente risolta. Il 18 ottobre cioé venerdì prossimo scadono infatti i sei mesi di moratoria decisi dall’ex ministro Clini sul provvedimento di compatibilità ambientale dato già nel 2009 dal Governo italiano al progetto della società catalana Gas Natural che contro questa sospensione ha fatto ricorso sul quale il Tar si pronuncerà nel merito appena il 19 marzo 2014. «In caso di mancata realizzazione dell’impianto il Governo italiano potrebbe dover pagare penali enormi a Gas Natural», commenta l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni che al pari del suo collega della Provincia, Vittorio Zollia, nelle ultime settimane sul rigassificatore non ha ricevuto alcuna comunicazione né da Roma né da Bruxelles. L’impianto di Zaule deve essere cassato ufficialmente dopodiché spetterà evidentemente al Governo italiano e a Gas Natural trattare per il divorzio o per il nuovo progetto.
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