Rigassificatore, dirigente smentisce il ministro Passera
Ad alzare il velo su una montagna di controindicazioni e di perplessità insite nel progetto di Gas Natural a Zaule ora ci si mette anche colui che formalmente è l’uomo di Corrado Passera a Trieste. Il ministro delle Infrastrutture e dello sviluppo economico è stato il più risoluto nell’affermare che «il rigassificatore va realizzato a Trieste e nel più breve tempo possibile». Ma Giorgio Lillini, responsabile dell’Ufficio tecnico e opere marittime per il Friuli Venezia Giulia, diramazione locale del ministero, ha messo nero su bianco un lungo elenco di osservazioni che fanno seguito alle dichiarazioni rilasciate al Comitato portuale di cui lo stesso Lillini fa parte. In quell’occasione il dirigente aveva tra l’altro evidenziato che «nessun rigassificatore al mondo ha distanze da abitazioni e infrastrutture quali una superstrada urbana simili a quelle del proposto impianto di Trieste». Ora aggiunge, facendo riferimento ai documenti del progetto: «Si osserva che nell’allegato 3 all’elaborato “Aggiornamento studio effetto domino” le aree per le quali sono prevedibili effetti anche letali includono la superstrada e lambiscono le più vicine abitazioni, ma tale fatto non è considerato rilevante ai fini della sicurezza unicamente in base alla classe di probabilità degli eventi e non in base alla possibilità che tali eventi si realizzino. La superstrada è a soli 250 metri dai serbatoi e la casa più vicina a soli 400 metri. Si evidenzia che sebbene nel rapporto di sicurezza si dichiari di utilizzare per la valutazione dei rischi un approccio deterministico, si ricorra poi alla statistica per scartare gli eventi con classe di probabilità inferiori a 10 alla meno 5».
Ma le carenze sembrano essere anche altre. «Esaminato il rapporto di sicurezza e i suoi aggiornamenti - rileva Lillini - si rileva che in nessuna delle sue parti si trova la valutazione dei rischi per le possibili perdite di gas liquido in acqua da parte delle navi gasiere sia incidentali che intenzionali.» E ancora: «In nessuna delle sue parti si trova la valutazione della idoneità del canale navigabile a permettere la navigazione delle gasiere fino all’accosto del rigassificatore compatibilmente con il resto del traffico marittimo. Più in generale il rapporto di sicurezza non propone l’assetto e la regolamentazione che saranno necessari per l’esercizio del terminale sotto il profilo marittimo e della navigazione».
Il giudizio è perlomeno altrettanto critico quanto al metanodotto Trieste-Grado-Villesse che dovrebbe allacciare l’impianto alla rete generale, di cui si lamenta che la Valutazione d’impatto ambientale sia ancora in corso, mentre avrebbe dovuto essere fatta congiuntamente con quella inerente l’impianto essendo le due strutture «inscindibilmente connesse». In proposito Lillini afferma: «Il tracciato del metanodotto attraversa un canale marittimo e tutti gli specchi acquei dal canale navigabile alle dighe foranee con una sicura interferenza con la navigazione portuale e con la sicurezza delle aree a terra limitrofe. In atti risulta una “analisi di interferenza delle attrezzature per la pesca a strascico con la condotta e analisi di interferenza di àncora con la condotta” facente parte dello studio di impatto ambientale, ma le conclusioni sono alquanto generiche e fondate su affermazioni del tipo “l’evento di aratura di un’àncora è quindi irrilevante ai fini della sicurezza della condotta”. Comunque non esiste uno specifico rapporto sulla sicurezza che analizzi il tema sotto tutti gli aspetti e fondato su una progettazione definitiva».
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