Rigassificatore di Veglia, sale la protesta
In pochi giorni diecimila firme per la petizione lanciata dal Comune di Castelmuschio. Manifestazione a Fiume
Rijeka , 03.03.2018. Prosvjed protiv LNG terminala Korzo, trg 128. brigade. ŠAJETA Snimio:Silvano Ježina
FIUME. Si infiamma la protesta contro il rigassificatore che il governo croato intende costruire a Castelmuschio (Omišalj), sull’isola di Veglia (Krk). Il Comune, che da settimane si oppone all’idea di un terminale galleggiante (offshore), ha lanciato una petizione che ha raggiunto in pochi giorni quota diecimila firme, mentre l’altro ieri alcune migliaia di persone hanno manifestato a Fiume, ottenendo il sostegno di diversi politici. Il progetto, che si trascina da diversi anni e che dovrebbe essere completato entro il 2019 - ha già ricevuto un finanziamento europeo - sembra dunque non fare passi avanti per quanto riguarda il gradimento da parte della popolazione ma anche delle autorità locali.
«Ritengo che il progetto di costruzione di un rigassificatore galleggiante a Castelmuschio sia inaccettabile dal punto di vista giuridico, economico ed ambientale e chiedo al governo croato di rinunciare alla sua attuazione»: è questo il testo che il Comune di Castelmuschio chiede ai cittadini croati di sottoscrivere al fine di far pressione sull’esecutivo di Zagabria. Pubblicata sul sito internet del Comune stesso (omisalj.hr/peticija), la petizione ha già ottenuto il sostegno trasversale di diverse autorità locali che dall’Istria a Fiume sono scese in campo contro il terminal per il gas naturale liquido (Gnl). L’eurodeputato della Dieta democratica istriana Ivan Jakovčić, i socialdemocratici Vojko Obersnel e Zlatko Komadina, rispettivamente sindaco di Fiume e presidente della Regione litoraneo-montana (Primorsko-goranska županija), così come il presidente del movimento anti-sistema Živi zid, Ivan Sinčić, hanno manifestato nel fine settimana a Fiume al fianco della prima cittadina di Castelmuschio Mirela Ahmetović, chiedendo una moratoria sulla costruzione.
A creare un fronte così esteso e variopinto dal punto di vista politico è il tipo di rigassificatore che il governo croato ha in programma di realizzare a Veglia. Il terminal Gnl, che inizialmente doveva essere situato sulla terraferma, sarà invece di tipo offshore, al fine di accelerare i lavori. Definito un «progetto strategico nazionale» dall’esecutivo, il piano ha già ricevuto un finanziamento europeo di circa 100 milioni di euro con un vincolo per l’entrata in funzione dell’infrastruttura al 2020. Tuttavia, come ha ricordato di recente l’eurodeputato istriano Jakovčić, «lo studio del 2016 finanziato dalla Commissione europea ha evidenziato come la soluzione sulla terraferma sia migliore dal punto di vista tecnico, ambientale e anche in termini finanziari». Proprio per questo Jakovčić ha chiesto all’esecutivo di tornare al progetto iniziale oppure di costruire il terminal offshore in mare aperto e lontano dalla costa. Le autorità locali sono dello stesso avviso.
Sabato la sindaca Ahmetović ha chiesto al governo di «rispettare la legge croata», e il presidente della Regione litoraneo-montana Zlatko Komadina ha accusato l’esecutivo di Adnrej Plenković di volere «un disastro naturale» sull’isola di Veglia. L’assemblea regionale ha intanto approvato all’unanimità una risoluzione che si oppone al rigassificatore galleggiante, considerato inaccettabile dal punto di vista ambientale e insufficiente per quanto riguarda i benefici economici che dovrebbe portare. Per l’esecutivo la situazione si fa complicata, tenuto conto delle scadenze (i lavori devono iniziare quest’anno se li si vuole terminare entro il 2019) e delle pressioni geopolitiche. Washington, lo ricordiamo, ha recentemente fatto sapere di sostenere il rigassificatore di Veglia, che permetterebbe all’Unione europea di limitare la propria dipendenza energetica nei confronti della Russia.
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