Rigassificatore, Clini: no alle scorciatoie

Il ministro replica alle accuse di Gas Natural: «Serve un supplemento d’istruttoria per localizzazioni alternative»
Di Silvio Maranzana

«È necessario verificare se non debbano essere prese in considerazione localizzazioni alternative a quella di Zaule.» Lo rileva in relazione al rigassificatore di Trieste, con una nota emessa ieri pomeriggio, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini che replica duramente alle accuse lanciate nei confronti delle amministrazioni italiane dalla società proponente, la catalana Gas Natural. «I dati forniti dall’Autorità portuale sul traffico 2011 e 2012 nel porto industriale e quelli previsti sullo sviluppo del Piano regolatore portuale - sostiene Clini - sono sostanzialmente diversi da quelli considerati dalla Via (Valutazione d’impatto ambientale). E tenuto conto che la realizzazione del terminale non è ancora stata autorizzata dall’autorità competente (Ministero per lo sviluppo economico) è necessario aggiornare e riconsiderare i dati di contesto del periodo 2006-2009 sui quali è stata elaborata la Via, per accertare se le attività portuali consolidate nel 2011-2012 e quelle previste dal Piano regolatore, siano compatibili con il terminale.» Sono questi i motivi per i quali potrebbero venir prese in considerazione «localizzazioni alternative» secondo il ministro che però non parla mai di ipotesi di rinuncia all’impianto. Clini sostiene infatti che «l’Alto Adriatico e Trieste rappresentano un’area strategica per la realizzazione di infrastrutture energetiche a servizio dei Paesi dell’Europa centrale e orientale, anche in considerazione delle trasformazioni in corso in particolare nel sistema energetico della Germania. In questo contesto - sottolinea il ministro - assumono un ruolo rilevante le infrastrutture per la fornitura di olio e gas e certamente gli impianti di rigassificazione possono rappresentare una piattaforma strategica.» Va ricordato che in ambito petrolifero ad esempio, attraverso la Siot passa il 100% del fabbisogno energetico della Baviera.

Gas Natural aveva attaccato anche il governo italiano sostenendo che «le dichiarazioni del ministro Clini si inseriscono nel solco di una contestazione parziale e preconcetta portata avanti dagli oppositori dichiarati del progetto e come tali sono destinate, ove effettivamente implementate, a confluire in provvedimenti gravemente illegittimi che questa società non potrà esimersi dal censurare in tutte le sedi amministrative, civili, penali competenti, con conseguente rivendicazione del ristoro del danno ingiusto arrecato.» «È evidente che Gas Natural ha sbagliato ministro - replica Clini - perché gli unici preconcetti che mi si possono addebitare sono quelli verso l’arroganza e la maleducazione.» Eppure è proprio procedendo come vorrebbe Gas Natural che, secondo il ministro dell’Ambiente, il rigassificatore di Trieste rischia di fare la fine di quello di Brindisi dove la British Gas ha gettato la spugna dopo aver atteso per 11 anni un’autorizzazione che non è mai arrivata. Perché la Via rilasciata per Zaule nel 2009 non è sufficiente ai fini delle autorizzazioni ambientali dato che «secondo la direttiva 2001/42/Ce i piani e i programmi che definiscono il contesto nel quale si inserisce il progetto devono essere sottoposti alla Valutazione ambientale strategica (Vas). Ed è questo un buon motivo ulteriore per il supplemento di istruttoria.» Supplemento che, è stato annunciato a inizio anno, si esaurirà in 45 giorni, prenderà anche in considerazione ubicazioni alternative e varrà anche per la Via in corso sull’altro progetto di rigassificatore: quello in mezzo al golfo della tedesca E.On. «Localizzazione, progettazione e gestione degli impianti - precisa Clini - devono corrispondere in modo puntuale alle normative europee e nazionali in materia di Via e Vas, anche tenendo conto che l’Alto Adriatico è uno spazio condiviso da tre Stati membri dell’Ue. Altrimenti i progetti saranno destinati a lunghi contenziosi nazionali e internazionali come nel caso di Zaule: non è certo responsabilità di questo ministro dell’Ambiente se la mancanza di Vas del progetto di Zaule è da tempo un dossier all’esame della Commissione europea che resta in attesa delle decisioni delle autorità italiane prima di avviare una procedura di infrazione. Per evitare che a Trieste si riveda il “film” del rigassificatore di Brindisi - conclude Clini - la strada maestra è di applicare le norme senza scorciatoie e di usare il buon senso.»

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