Rifornivano di “coca” la città: pene concordate per tredici anni

Il gestore della Trattoria al Castello di Muggia, Alessandro Bossi, ha patteggiato venti mesi, subito sospesi. Emerse maggiori responsabilità per Edoardo Sema e Riccardo Marchesan. Assolto Nevio Barut
Il tribunale di Trieste
Il tribunale di Trieste

Un anno e 10 mesi, sospesi. È questa la pena che ha patteggiato Alessandro Bossi, 37 anni, gestore della trattoria al Castello di Muggia, un locale tra i più rimomati della zona con terrazzo estivo e ampio parcheggio. Si tratta di un ristorante locale molto apprezzato per i piatti di pesce il cui nome compare in numerose guide gastronomiche.

Bossi era finito nei guai per spaccio di droga. La pena - dalla cui entità quale emerge una responsabilità marginale del ristoratore, è stata concordata tra il difensore Davor Blaskovic e il pm Matteo Tripani. A pronuciare la sentenza è stato il presidente del Tribunale Matteo Trotta, che in questa circostanza ha rivestito il ruolo di giudice. Bossi era stato arrestato dai poliziotti della Squadra mobile diretti da Roberto Giacomelli dopo aver “documentato” un paio di episodi di spaccio avvenuti davanti alla trattoria. Dove - secondo le indagini - il titolare del Castello ha ricevuto in due diverse occasioni oltre 700 grammi di cocaina e poco più di 3 chilogrammi di hashish. Insomma usciva un attimo dal locale pieno per incontrare i fornitori. Non di pesce ma di coca. Le date sono di aprile 2012. Precisamente il 12 e il 27 di quel mese. La droga era poi stata poi consegnata di volta in volta a due trafficanti locali. Si chiamano Edoardo Sema, 58 anni, e Riccardo Marchesan, 56 anni. Sono ancora in carcere. Anche loro hanno patteggiato. Ma le pene sono state molto più pesanti.

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Per Riccardo Marchesan è stata concordata una pena di 4 anni e 2 mesi. Era difeso dagli avvocati Laura Luzzato Guerrini e Guido Fabbretti. Per Edoardo Sema la pena patteggiata (difeso pure lui dall’avvoato Luzzato Guerrini) è stata ancor più pesante. Cinque anni in continuazione con altri episodi relativi a un fascicolo parallelo. Assolto - dopo essere stato processato con rito abbreviato infine Nevio Barut, 53 anni, sloveno. Abita a pochi metri dal confine, in località Ospo. Era difeso dall’avvocato Pierumberto Starace. Infine ha patteggiato un anno e 8 mesi l’ultimo imputato: Michele Fiorenti, 38 anni, di Pisa. Era difeso dall’avvocato Giuliano Ivani.

Sema è ritenuto dagli inquirenti il personaggio più importante della vicenda. Era stato fermato alla guida della sua auto nel mese di ottobre del 2013 da una pattuglia della Squadra volante in strada per Montedoro. A tradirlo è stata la cintura di sicurezza dell'auto che non aveva allacciato. La droga - cocaina purissima come avevano evidenziato le analisi - non era nascosta in un doppio fondo come spesso succede. Ma il sacchetto del peso di un chilogrammo e 250 grammi è stato trovato sotto il sedile anteriore destro.

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Altra droga poi era stata trovata a casa, una villetta in via Forti, appunto tra cocaina e altre sostanze, in totale circa 250 grammi. E a casa, durante la perquisizione gli agenti della sezione narcotici della Squadra mobile, avevano avuto la conferma che quell’uomo non era proprio un dilettante. I soldi contanti, oltre 5mila euro, erano stati nascosti dietro ai quadri. Le banconote erano state sistemate sul retro delle litografie e il fondo dei quadri stessi. Posti teoricamente sicuri dove in genere gli investigatori non controllano. In breve era spuntato anche un bilancino e altri oggetti che servono per preparare e confezionare le dosi. Nel corso delle indagini era emersa l’esistenza di una vera e propria banda che, secondo gli investigatori per mesi aveva distribuito la coca in città. Vasta la clientela: la neve veniva venduta a studenti, professionisti, commesse e universitari. Spacciata sia in occasione di serate speciali, sia per semplice uso quotidiano. «Distribuivano non meno di un chilo di cocaina ogni trenta giorni», aveva spiegato in una conferenza stampa convocata subito dopo gli arresti il capo della Squadra mobile, Roberto Giacomelli. Neve che veniva venduta a 50 euro al grammo.

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