Riforma sanitaria in Fvg, primo stop

Slitta la consegna delle relazioni tecniche della task force.Telesca minimizza: «Ritardi limitati». Il rebus dei Pronto soccorso
Di Gianpaolo Sarti
sterle trieste sopralluogo pronto soccorso ospedale di cattinara
sterle trieste sopralluogo pronto soccorso ospedale di cattinara

TRIESTE. Le relazioni conclusive delle task force chiamate a intervenire sulla futura riforma della Sanità non sono ancora sul tavolo dell’assessore Maria Sandra Telesca. Stando al crono-programma serrato che la presidente Serracchiani aveva annunciato un mese fa, le dieci équipe di esperti (un’ottantina i professionisti coinvolti) avrebbero dovuto fornire entro oggi una serie di approfondimenti e proposte su altrettanti settori chiave: assistenza primaria, chirurgia generale, emergenza, oncologia, ortopedia, materno-infantile, riabilitazione, salute mentale, età evolutiva e professioni. Un’analisi su personale, organizzazione, cure e funzioni. «Slitta di qualche giorno - conferma l’assessore -, ma credo che nel giro di un paio di settimane avrò la possibilità di esaminare alcuni documenti e fare qualche ragionamento. Comunque alcune commissioni dovrebbero aver già concluso il lavoro che io valuterò per poi confrontarmi con la giunta. Il materiale si tradurrà poi in una mia proposta politica».

La tabella di marcia prevede step precisi: con le relazioni dei gruppi tecnici Telesca passerà a riorganizzare i punti nascita e le pediatrie; e, se il programma sarà effettivamente rispettato, entro il 15 giugno l’assessore potrà disporre delle schede con l’attività di ciascun ospedale, in modo da rivedere le funzioni ed eliminare i doppioni. Il 10 luglio tutto questo si trasformerà in un testo di legge da portare all’attenzione del Consiglio regionale a fine settembre. A gennaio si parte con il nuovo corso. La prossima data cruciale è quindi metà giugno. Anche perché, schede alla mano, Telesca potrà ridisegnare la gestione dell’emergenza in Fvg. «Solo conoscendo con esattezza l’attività di ciascuna struttura possiamo decidere cosa fare e cosa mantenere», osserva. Perché uno dei punti chiave della riforma, oltre alla creazione dei cinque “Eas” con l’accorpamento di ospedali e Ass, è proprio la riduzione dei Pronto soccorso.

La Regione punta a convertire le realtà territoriali che non rispondono ai protocolli in “Punti di primo intervento” con apertura limitata alle 12 ore diurne e con la disponibilità di un’ambulanza e un medico per la notte. Attualmente risultano 21 sedi effettive in Fvg. Stando alla bozza di riforma, 14 di queste potrebbero entrare nel mirino. Si tratta di strutture che nel 2013 hanno registrato un flusso di pazienti con meno di 20 mila accessi, vale a dire al di sotto dello standard minimo di casistica necessario al mantenimento del servizio secondo livelli di efficienza e sicurezza. «Il pericolo è non saper gestire con prontezza i casi avversi», avvertiva l’assessore. Sotto la soglia rientrerebbero, ad esempio, Gorizia, Grado e Lignano (ma fa capo a Latisana ed è estivo, così come Grado che fa riferimento a Monfalcone), Tolmezzo, Gemona, Cividale, il Burlo e il Maggiore di Trieste, i pediatrici di Udine e Pordenone, San Vito, Spilimbergo e Sacile che però è già su 12 ore. Maniago è già partito con il nuovo sistema. Nonostante i criteri adottati, resterebbero fuori da un possibile intervento Cividale e Gemona mentre per realtà come Palmanova e San Daniele, nonostante il numero di accessi, non si escluderebbe l’ipotesi del cambiamento, dal momento che si tratta i presidi che si trovano a venti minuti di ambulanza da Udine. Tolmezzo, unico in montagna, con ogni probabilità resterà intatto. Così il Burlo di Trieste per i bambini, per cui è impensabile una disponibilità limitata alle ore diurne. Salvo, da quanto risulta, pure il Maggiore «perché rientra negli Ospedali riuniti e già lavora come realtà unica con Cattinara», ricordava Telesca commentando le possibili riorganizzazioni.

In sostanza solo una parte delle strutture fuori standard potrebbero trovarsi con una riduzione del servizio, perché oltre al criterio di “accesso” e alla prossimità territoriale verranno prese in considerazione anche le funzioni e le attività che gli ospedali collegati possono mettere in campo.

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