Riforma enti locali, Trieste in «regime differenziato»

Sì alla legge, ma l’area metropolitana tutta da costruire. Cosolini: «Un pareggio» Savino: «Totale incertezza». Ipotesi di Unione tra Comuni minori, capoluogo escluso
Foto Bruni 09.01.13 Il colle di S.Giusto
Foto Bruni 09.01.13 Il colle di S.Giusto

Alla fine, dopo l’estenuante tourbillon tra la proposta Cosolini-Bassa Poropat di doppia aggregazione in una sorta di “area metropolitana giuliana”, la proposta del consigliere regionale Edera («simile ma più efficace» per l’assessore regionale Paolo Panontin), i timori di indebolimento della minoranza slovena, e vari correttivi apportati in corsa, l’«emendamento Trieste» al riordino regionale degli enti locali perde la parola «Trieste» e diviene emendamento di giunta sul «Regime differenziato». L’area metropolitana è di là da venire, anche se il sindaco Cosolini parla di partita finita «in pareggio».

Come approvato dall’aula regionale, nelle Unioni tra Comuni che superino i 100mila abitanti si «può» in estrema sintesi prevedere che il Municipio più popoloso che ne fa parte - qui Trieste - eserciti in proprio alcune funzioni (da un elenco che va dai servizi educativi alla polizia locale ai rifiuti) che vengono svolte invece in Unione dagli altri comuni. In una eventuale unione tra tutti i sei Municipi della provincia, intanto, un altro emendamento (simile a quello all’inizio predisposto dal forzista Bruno Marini) ha riportato il “peso” decisionale del voto triestino in quota superiore agli altri. Ma c’è un altro dato nella legge: nei Comuni in cui si applica la legge di tutela della minoranza, l’Unione può essere formata anche a prescindere dalla contiguità territoriale e, soprattutto, dalla somma minima di 40mila abitanti. Si apre così la strada a una Unione limitata ai cinque (o meno) Comuni minori, Trieste a sé. E pazienza se per norma chi non fa Unione si vedrà tagliati i finanziamenti. Del resto, Igor Gabrovec della Slovenska Skupnost lo ribadisce: meglio non «mischiare le esigenze di Monrupino con quelle di Trieste». Anche se secondo Stefano Ukmar (Pd), posto che «il testo è il giusto equilibrio fra le esigenze di tutti, l’Unione a cinque è teorica: io continuerò a lavorare per una soluzione unitaria».

Molte possibilità, dunque, tutte da valutare. Tanto che da Forza Italia il deputato Sandra Savino attacca su una «architettura amministrativa e istituzionale in cui vige una sconcertante incertezza su quali saranno i rapporti e le competenze» nelle Unioni. Né intravede «tagli di spesa pubblica improduttiva e snellimento burocratico». Snellimento cui puntava la proposta di “area metropolitana” di Cosolini, con possibile eliminazione di enti come Ezit o Ato di cui nell’«emendamento Trieste» non c’è traccia: qui Cosolini deve contare su «un impegno politico» preso dalla Regione. Ma per il sindaco «è stato fatto un buon lavoro e l’obiettivo minimale è stato raggiunto», visto che di città metropolitana non si può oggi parlare, vista la paura dei “piccoli” di restare schiacciati e vista le ritrosie della minoranza. Ancora da FI, Bruno Marini annota che «infine da una legge nata male per Trieste c’è il nulla. Occasione persa ma forse, rispetto alla doppia aggregazione di cui si parlava, meglio così». Però Cosolini: «Avevamo chiesto un trattamento differenziato per la specificità della nostra area, e ciò diventa possibile grazie a presidente e giunta regionale: si è evitato che questa legge, ottima per il resto della regione, fosse un problema per Trieste».

E proprio da qui Cosolini rilancia: «Posto che in questi mesi di città metropolitana non si è parlato, ci sono le condizioni per arrivare a un’area metropolitana. Pesa il voto politico del Consiglio regionale che un anno fa eliminò la possibilità dallo Statuto, pesa la diffidenza dei Comuni minori, pesa una preoccupazione trasversale in ambienti politici friulani sull’accentuazione del peso politico di Trieste. Ma molti farebbero bene prima a leggersi le norme per capire che i rischi sono superabili e i benefici importanti. Le preoccupazioni della minoranza? Capisco e condivido, ma con l’Unione potremo sperimentare il lavorare insieme e superare le diffidenze in un’ottica di integrazione. E all’orizzonte resta la città metropolitana. Alcuni consiglieri di maggioranza triestini, al contrario di altri, hanno lavorato per eliminare qualsiasi legame tra capoluogo e comuni minori in un’ottica di separatezza anacronistica. Se ci teniamo tutte le nostre specificità, un giorno scopriremo di non avere i soldi per finanziarle», è l’avvertimento del sindaco.

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