Riforma del catasto, sale il costo della casa

Possibili aumenti del 59% delle rendite non allineate con il valore commerciale. Mazzata sulle abitazioni di categoria A3
Uno scorcio di Gorizia
Uno scorcio di Gorizia

Rischia di trasformarsi in una mazzata. Autentica. La riforma del catasto potrebbe comportare sgradevoli e sgraditi aumenti sul costo della casa. A sentenziarlo “Il Sole 24 Ore” che ha confrontato il valore catastale medio della città capoluogo di provincia con quello del prezzo di mercato che, in teoria, dovrà essere preso come riferimento. Il risultato? A Gorizia il divario raggiunge il 59 per cento. In altre parole: se oggi Imu e Tasi si pagano su una base imponibile di 81.579 euro, domani il valore di riferimento sarà quello di mercato medio che, in base ai dati Nomisma aggiornati al secondo semestre 2013, è 129.922. Bisogna ripetere che si tratta di valori medi ma è sin troppo chiaro che se assieme al Catasto non verranno riviste anche le aliquote di Imu e Tasi le tasse sulla casa conosceranno una variazione all’insù del 59 per cento. Una mazzata.

Il senso della riforma

Il catasto detiene le mappe di ogni abitazione (in Italia è dettagliato come in nessun’altra parte del mondo) e determina anche il valore catastale (o fiscale) degli edifici. Ebbene: da anni è clamorosamente sballato rispetto al valore reale, di mercato. Si può essere proprietari di una casa di lusso con una rendita catastale bassissima e si pagano tasse minime. O al contrario ci si ritrova un appartamento che negli anni (per tipologia o per zona) si è declassato, ma ci si porta dietro un alto valore fiscale. Chiare ingiustizie che la riforma dovrebbe eliminare, rimettendo i due valori in linea.

Per avere un’idea della situazione dei singoli Comuni basta guardare alle case iscritte in categoria A2 e A3 che nel complesso pesano per l’80 per cento di tutte le abitazioni. Le prime hanno rendite catastali mediamente più alte delle seconde, ma il problema è che spesso i valori di mercato sono identici. Chi possiede una A3 beneficia di uno sconto fiscale improprio rispetto al vicino di casa che vive in una A2 e quando la riforma sarà a regime rischia i maggiori rincari. Ebbene: a Gorizia, riguardo alle abitazioni A3, la differenza del valore catastale e di mercato arriva al 119%. Se invece puntiamo l’attenzione sulle abitazioni di categoria A2 il divario è più contenuto e si assesta sul 30%.

Le parole del sindaco

Ma cosa succede nel resto d’Italia? Pistoia, Pesaro e Messina rischiano di essere le città più penalizzate dai rincari sulle imposte introdotte dal nuovo Catasto. Sono, infatti, i tre capoluoghi di provincia in cui i valori catastali sono più lontani dalle quotazioni medie di mercato. Nel caso di Pistoia, per esempio, le quotazioni medie di mercato con i valori catastali hanno un divario del... 300%. Come a dire: Gorizia è ancora un’isola felice. Il sindaco Ettore Romoli non manca di sottolinearlo. «Ho letto con interesse la ricerca del “Sole 24 ore” e mi sembra che, comunque, la nostra città si piazzi nei bassifondi della classifica. Al di là di questo, il Comune incasserà quei soldi senza nessun merito ma anche senza nessuna colpa. Mi auguro che il Governo ci metta nelle condizioni di poter far scendere le già basse aliquote di Imu e Tasi. Come ben sapete, uno degli imperativi categorici di quest’amministrazione comunale è di non aumentare la pressione fiscale e mi sembra che l’abbiamo dimostrato concretamente in questi anni».

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