«Rientrato per 6 giorni e ora di nuovo a casa». «Il futuro un’incognita»
TRIESTE «Sono rientrato a lavorare per sei giorni con il compito di controllare alcuni elementi dell’impianto, seppur spenti. Ora sono di nuovo in cassa integrazione». Cristiano Pittoni, 47 anni, manutentore elettrico alla Ferriera dal 1999, è a casa come tanti colleghi. Non sa dove verrà collocato in futuro. Probabilmente nel laminatoio, l’area a freddo. Vuole tornare a lavorare il prima possibile. «Avendo cambiato quattro reparti, penso che mi adatterò, non sarà un problema mettere le mani su impianti diversi da quelli precedenti».
Troppi i mesi in cui è rimasto fermo, senza i colleghi, che in parte ha potuto rivedere ieri in piazza Unità, durante il presidio. «Dopo mesi è stato davvero strano ma bello – commenta –. Manca quel lato umano». Da quando è casa gestisce lui in larga parte gli affari domestici: «Siamo in quattro in famiglia – afferma –. Mia moglie lavora a tempo indeterminato e si è trovata anche un lavoretto online per compensare quei 500 euro che ho perso ora con la cassa integrazione, nonostante comunque fruisca di una compensazione del datore di lavoro e di assegni famigliari e altre voci».
I primi tempi, senza la sveglia e i turni, è riuscito a riposarsi, dopo anni «pesanti da un punto di vista psicologico, perché non esistevano Natale e altre festività».
Sergio Ziani è entrato in Ferriera quando era un “mulo”, nel 1990. Adesso ha 53 anni. «Provo ansia e tristezza a vedere l’impianto in parte in dismissione – afferma –. Ero nell’area a caldo, con multimansioni. Da aprile sono a casa, arrivo a 500 euro al mese, con affitto, spese e una figlia da mantenere. È pesante e purtroppo non ci sono certezze. Ci hanno detto che faremo il corso di formazione, ma per ora io non l’ho fatto. Spero di non essere messo nel dimenticatoio. Vorrei provare a scrivere un curriculum e cercare qualcos’altro, ma alla mia età non è facile».
Intanto, come promesso dalla Regione, attraverso l’assessore al Lavoro Alessia Rosolen, nel rispetto dell’Accordo di programma nonostante la variabile Covid, si sono conclusi i cinque corsi di formazione per gli iniziali 51 operai per cui Arvedi ha chiesto l’aggiornamento e che confluiranno nell’area a freddo con altri circa 150 colleghi, in attesa invece di direttive. «Il reinserimento in organico – conferma l’esponente della giunta Fedriga – sarà graduale e concordato con l’azienda». In attesa di una chiamata è anche Walter Iagodnich, 48 anni. «Sono stato in cokeria per trent’anni, facevo produzione o manutenzione». Ora, durante la giornata, fa «il futuro pensionato. Ho l’app per la ricerca di lavori in Fvg – aggiunge –: ci sono 15 richieste di lavoro al momento. Dovrei licenziarmi e rischiare, ma non ne vale la pena. Anche mia moglie ha dovuto chiudere il bar e ora non trova lavoro».
Francesco Marzan, 45 anni, da gruista si occupa di scaricare le merci dalle navi in arrivo alla banchina, una al mese in teoria. Se non raggiungono Trieste, però, non lavora. «Prima se non c’erano le navi, facevo piccole pulizie e manutenzioni alle banchine. Invece a dicembre – afferma – ho lavorato due settimane consecutive, dopo tre mesi di stop. Per fortuna ci sono la cassa integrazione, anticipata dal datore di lavoro, e un piccolo contributo, ma il futuro è incerto». —
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