Rientrato a casa il carabiniere rapito
TRIESTE. Alessandro Spadotto, il carabiniere di San Vito al Tagliamento e di stanza a Gorizia, addetto alla vigilanza e alla sicurezza presso l’ambasciata italiana nello Yemen, liberato giovedì in tarda serata, è arrivato in Italia. L’aereo, un Falcon 900, proveniente da Sanaa, con a bordo il militare, è atterrato sulla pista dell’aeroporto militare di Ciampino alle 15.44. Alessandro, volto disteso, è stato accolto, subito dopo l’arrivo, già a bordo dell’aereo, dal capo dell’Unità di Crisi della Farnesina, Claudio Taffuri.
Appena sceso dalle scalette, Spadotto, T-shirt blu, pantaloni beige, scarpe sportive, uno zaino in spalla e uno in mano, è stato salutato assai cordialmente, con una stretta di mano e con un abbraccio, dal comandante di divisione del comando Affari Esteri, generale dei Carabinieri Antonio Ricciardi. Quindi è stato condotto nella sala di rappresentanza del 31mo stormo dell’Aeronautica Militare. Allo scalo romano il carabiniere non ha rilasciato dichiarazioni e si è girato con il volto, accennando un sorriso, al richiamo dei fotografi che lo riprendevano. Il carabienere è stato poi scortato dai militari del Ros alla prcura della Repubblica di Roma dove ha risposto ai quesiti del magistrato che già alcuni giorni fa ha aperto un fascicolo sul suo rapimento.
È stato sentito dal procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, e dal sostituto Francesco Scavo, per ricostruire le fasi del sequestro e della liberazione. Una deposizione in cui il militare dell’Arma ha ricostruito i vari passaggi della vicenda, a partire da quando, domenica, è stato prelevato da uomini del clan Al-Jalal mentre, in abiti civili, si trovava in un negozio nei pressi della sede diplomatica a Sanaa, fino alla sua liberazione nel Marib, la regione petrolifera ad est della capitale yemenita segnata dagli scontri tra tribù locali e forze governative.
Rivendicando il sequestro, uno dei leader della tribù Al-Jalal ha spiegato di non avere pretese nei confronti dell’Italia, ma che il rapimento era «solo un modo per fare pressione sul governo yemenita». Il verbale dell’interrogatorio è stato secretato. Alessandro ha lasciato gli uffici di piazzale Clodio da un’uscita secondaria e non ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti. A Ciampino non erano presenti i familiari, rimasti a San Vito al Tagliamento dove l’intera cittadina ha ieri stappato lo spumante per brindare al felice esito della brutta avventura capitata al proprio concittadino. «È la giornata più bella della mia vita. L’abbiamo sentito l’altro ieri sera verso mezzanotte ed è scoppiato un boato di gioia» ha detto la mamma. E il papà, altrettanto felice, ha detto che Alessandro ha negato d’aver subito maltrattamenti. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha appreso «con viva soddisfazione» la notizia della liberazione di Alessandro e del suo rientro in Italia. La liberazione di «è il 27mo caso che si risolve con successo dall’inizio di questo governo». Lo ha sottolineato invece il ministro degli Esteri Giulio Terzi evidenziando come «i rapporti diplomatici e l’intensità delle relazioni anche personali siano molto importanti quando si verificano questi fenomeni». Oltre «alla capacità di tutti gli organi dello Stato che operano in queste situazioni così difficili». Quella di Spadotto è stata una prigionia fortunatamente breve e durante la quale gli è stata lasciata una certa libertà d’azione, compreso il limitato uso del cellulare, con cui a caldo il carabiniere è riuscito a mandare un sms tranquillizzante alla fidanzata in Italia: «Sto bene, non vi preoccupate». E le stesse parole - «sto bene, non mi hanno trattato male» - Spadotto le ha ripetuto la scorsa notte, subito dopo la liberazione, alla madre Marina e al padre Augusto, rimasti ad aspettarlo - «felicissimi» - a San Vito al Tagliamento che a breve potrà riabbraciare il suo concittadino.
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