Rientrata in Italia la Brigata Friuli Ora in Libano è il turno dei cavalieri di Gorizia

I fanti aeromobili del generale Bettelli salutati dal capo di Stato maggiore dell’Esercito Graziano: «Con voi il Sud del Paese dei cedri più sicuro». Nel contingente anche uno squadrone del triestino “Piemonte cavalleria”

Una sobria cerimonia nella Caserma Mameli di Bologna, alla presenza del capo di Stato maggiore dell'Esercito, generale di corpo d'armata Claudio Graziano, ha salutato il rientro dei militari della Brigata aeromobile Friuli dal Libano, dove hanno operato nel Settore Ovest della Missione Unifil (United Interim Force in Lebanon) nell'ambito dell’operazione italiana "Leonte 13".

Il generale Graziano, dopo aver rivolto un commosso pensiero ai Caduti e alle loro famiglie, ha espresso «affettuosa vicinanza a quanti sono rimasti feriti in operazioni». Egli stesso comandante di Unifil dal 2007 al 2010, Graziano si è rivolto ai ranghi della “Friuli”, comandata dal generale di brigata Antonio Bettelli, per esprimere «soddisfazione per i brillanti risultati conseguiti nel complesso teatro operativo libanese».

Nel Paese dei cedri ad avvicendare la Brigata Friuli è ora quella di cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, con Comando a Gorizia e guidata dal generale Vasco Angelotti mentre il comandante di Unifil è il generale di divisione Paolo Serra. Con la “Friuli” ha operato anche uno squadrone del Reggimento Piemonte cavalleria di stanza a Trieste.

Durante i sei mesi in Libano il contingente multinazionale guidato dal generale Bettelli (nella foto, con la componente elicotteri della missione), circa 1.100 soldati italiani e 2.300 di altre 8 nazioni, ha garantito il controllo del territorio attraverso circa 600mila km percorsi dalle pattuglie italiane, in parte coperti in attività congiunte con quelle locali, in parte connessi con le esigenze di sminamento nei dintorni della linea di demarcazione che separa il Libano da Israele, la cosiddetta “blue line”. Tali attività hanno riguardato lo sminamento di ulteriori 2 corridoi nei quali sono state trovate e distrutte 13 mine.

I progetti di cooperazione civile-militare del contingente hanno contribuito al miglioramento della vita della popolazione locale e allo sviluppo dell’area, rinforzando le relazioni con tutte le autorità civili e religiose del Sud e favorendo il dialogo interconfessionale. I materiali donati incrementano anche l’immagine delle istituzioni Onu e italiane tra la popolazione.

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