Riecco dopo 3 anni il piano per il Silos ma Dipiazza frena

Tre anni sono passati dall’ultima volta. Silenzio di tomba interrotto solo dalle irruzioni di giovani profughi afghani e pachistani. Il progetto per il centro commerciale con annesse sale congressi all’interno del fabbricato del Silos torna alla ribalta con una conferenza dei servizi indetta per il 7 marzo dal Comune, a cui parteciperanno la proprietà Silos spa e gli altri enti che nel 2009 avevano firmato l’accordo di programma per riconvertire la struttura. La maggioranza delle quote della società proprietaria dell’immobile è in mano a Coop Alleanza 3.0 e Unieco (in liquidazione).
Il progetto, a grandi linee, è sempre lo stesso del 2003, quando sindaco, al suo primo mandato, era Roberto Dipiazza. Il faldone è tornato ora di nuovo sulla scrivania dello stesso Dipiazza, al timone del Municipio per la terza volta. Alla luce dei recenti cambiamenti che hanno investito la città negli ultimi mesi, però, i contenuti potrebbero essere superati dai nuovi e vecchi shopping mall che riempiono la città e dal centro congressi che dovrebbe nascere due chilometri più in là in Porto vecchio, apposta per Esof 2020, il cui progetto sta procedendo a ritmi serrati poiché fra due anni avrà luogo la manifestazione scientifica. Nel “summit” di marzo dunque bisognerà capire che cosa fare degli spazi del Silos e se magari prendere in considerazione anche altri progetti. Come quello di trasformare l’area congressi del Silos stesso in auditorium, nel caso in cui la sala Tripcovich venisse rasa al suolo. Ipotesi, questa, avanzata già anni fa.
Il Comune va infatti cauto sull’ipotesi di dare il placet definitivo. «Una volta radunati tutti gli attori di questa operazione – afferma Dipiazza –, bisognerà capire se andare avanti oppure tornare indietro. Faremo le nostre valutazioni e poi diremo quello che vogliamo fare. Alla fine in tutti questi anni è la Silos spa che ha mancato di procedere, non noi». Non è un mistero poi che ci sia un’ala del centrodestra a cui non importa tanto la natura del progetto, quanto che il Silos non rimanga abbandonato e rifugio di richiedenti asilo.
A sentire comunque la spa, attraverso il consigliere Fabrizio Carta, l’appuntamento primaverile ha tutta l’aria di essere quello conclusivo, dopo anni di varianti e attese di vario tipo. A suo dire non sarebbe stato solo l’ostacolo della crisi a frenare il cantiere. «Molto tempo è andato – dice Carta – per apporre modifiche alle planimetrie e per rincorrere le norme vigenti». L’aspettativa che oggi trapela dalla spa, in previsione della conferenza dei servizi, è di vedere confermato tutto il piano per poi procedere con i lavori. «Abbiamo una convenzione con il Comune (firmata nell’era Cosolini, ndr) – spiega ancora Carta – in conformità della quale dobbiamo fare il Centro commerciale. Se tutto va bene, potremmo partire entro fine anno. Il progetto è in aderenza con le richieste di fondo già dall’origine».
L’ultima pietra da deporre sarebbe prevista per il 2020, proprio l’anno in cui dovrebbe essere pronto il centro congressi nell’antico scalo per Trieste capitale europea della scienza. La struttura adiacente alla stazione ferroviaria, un esempio di archeologia industriale – simbolo dei traffici commerciali e marittimi dell’epoca asburgica, ma anche rifugio nel dopoguerra per gli esuli istriani, oggi per i profughi dell’Asia meridionale – che vede due magazzini paralleli, subirà secondo i rendering un innesto attraverso un grande cubo che sarà il centro congressi. Mille posti più altri 400 divisi in tre sale. Attorno, un supermercato, ristoranti, spazi commerciali, uffici, una vasta area wellness con l’ingresso confermato di Virgin Active, la catena di centri fitness dell’imprenditore britannico Richard Branson e un ampio giardino d’inverno. Tutto ciò andrà a invadere anche la parte attualmente dedicata alla stazione delle corriere e quella, sempre al piano terra, riservata ai negozi. Rimarranno invariati i piani occupati dai parcheggi, che verranno ampliati con un nuovo parking sotterraneo e in superficie. Nel piazzale sul retro s’inseriranno anche le pensiline che tracciano gli arrivi e le partenze dei bus. Il deposito dei mezzi verrà trasferito nella zona in cui si trovano i nuovi uffici delle Ferrovie, dalla parte dei binari. Costo totale? Oltre 120 milioni di euro, interamente finanziati, se le trattative ormai avanzate andranno a buon fine, da un fondo inglese, ancora top secret. Stessa nazionalità hanno altri investitori tra i tanti che, come racconta il sindaco, si sono palesati recentemente nel suo ufficio per proporre un’altra cosa: trasformare il Silos in un grande outlet di lusso. Per dare un’idea, lo stampo sarebbe quello della catena di McArthurGlen di Noventa di Piave.
Se dunque il Comune e gli altri enti non ritenessero opportuno continuare sulla via del progetto iniziale, non sarebbe difficile adattare il Silos anche ad outlet, perché sempre di spazi commerciali si tratta, e non occorrerebbe nemmeno un altro accordo di programma. Quei 50mila metri quadrati, poi, alla fine verrebbero comunque consegnati al Comune.
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