Rider di Gorizia s'imbatte in un orso: «I suoi occhi gialli me li sogno di notte»
GORIZIA «Mi capita di sognarmelo di notte e qualche volta mi sveglio di soprassalto». Robertino Cavaliere, goriziano di 50 anni, è il rider che il mese scorso si è trovato a tu per tu con un orso nella zona di Peteano. Di quel faccia a faccia gli sono rimasti impressi soprattutto gli occhi: «Erano gialli», dice. Li ha visti bene perché, a dispetto di quanto hanno pensato in molti, quell’incontro segnalato ai carabinieri della Compagnia di Gradisca non se l’è inventato. A dare forza al suo racconto è poi comparsa la fotografia di un’impronta scattata non lontano da lì, nella parte alta di Poggio Terza Armata. Due indizi, come si dice, fanno una prova, ma Cavaliere all’inizio non sapeva dell’esistenza di quell’immagine realizzata dalla gradiscana Cristina Cabas durante una passeggiata con il cane. «Non avevo il coraggio di raccontarlo nemmeno a mia moglie perché avevo paura che potesse credere che avessi avuto le visioni», nota il cinquantenne.
Non è stata però una visione, è stato un vero e proprio incontro e il rider ha avuto tutto il tempo per capire che, effettivamente, si trovava di fronte a un orso e non a un cinghiale o a qualsiasi altro grosso animale.
«Di sera, ogni tanto, incrocio qualche cinghiale, so come sono fatti e una volta ho visto anche una “cosa” grigia, ma quella non so cosa fosse esattamente», precisa. E a proposito di precisazioni aggiunge: «L’orso non mi ha attraversato semplicemente la strada, come tutti hanno pensato. La stava seguendo. All’inizio ho visto un’ombra e ho creduto che si trattasse di una mucca, anche se non capivo cosa potesse farci lì una mucca. Ho rallentato fino a illuminare la figura con il faro dello scooter. Quando ho capito cosa era, non potevo più proseguire, ma nemmeno fermarmi o tornare indietro. A quel punto l’animale si è girato e si è alzato sulle zampe posteriori. Ho visto le sue dimensioni e non sapevo bene cosa fare. Oltre agli occhi gialli, mi è rimasto impresso il colore rosso pantegana del pelo. Era più grande di una macchina. In piedi sarà stato alto due metri. Aveva una testa grossa così, penso 70 centimetri, con una bocca che non finiva più. Mi sono sentito piccolo piccolo. Era grande. Grande! La cosa più spaventosa è che sembrava a suo agio. Non aveva paura di stare in mezzo alla strada».
L’incontro è avvenuto intorno alle 22.30, a coprifuoco già iniziato. Concluse le ultime consegne della serata, Cavaliere stava tornando a casa e a tutto avrebbe potuto pensare tranne vivere un’avventura del genere. Se l’orso sembrava non aver paura, altrettanto non è stato per lui. Però il terrore del momento non lo ha paralizzato. «Non avevo il tempo per girare lo scooter. L’unica cosa che potevo fare era andare avanti, così l’ho scartato e sono scappato via in direzione Gorizia. L’orso a quel punto mi è corso dietro per un pezzo. Poi per fortuna si è fermato. A pensarci mi vengono ancora i brividi». Una volta al sicuro, ancora sotto l’effetto dell’adrenalina, Cavaliere aveva chiamato il Numero unico dell’emergenza 112 e aveva raccontato l’accaduto a un carabiniere, inizialmente scettico. A distanza di qualche settimana gli effetti di quell’avventura non sono ancora passati del tutto e la sua testimonianza potrebbe rivelarsi utile agli studi sulla fauna selvatica dei ricercatori dell’Università di Udine. Intanto, però sul suo scooter ha montato un faro più potente: «È in grado di illuminare fino a 70 metri. Non si sa mai». —
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