Ricoverati 5 bambi L’Enpa: "Non toccateli"

Una carezza causa l’abbandono della madre. Ma è difficile il recupero dei selvatici senza convenzione con la Provincia

TRIESTE. Tra gli animali ospitati da alcuni giorni nella sede dell’Enpa ci sono anche cinque cuccioli di capriolo. Il più piccolo ha appena due giorni, conserva ancora il cordone ombelicale, gli altri circa una settimana. Sono impauriti, spaesati e ingordi di latte di capra. Assomigliano a “Bambi”, il cerbiatto reso famoso dal cartone animato della Disney.

IL RECUPERO. «Due caprioli ce li hanno portati i guardiacaccia - racconta il Gianfranco Urso, presidente dell’Ente nazionale per la protezione animali - mentre gli altri sono stati malauguratamente raccolti in Carso da persone che, vedendoli tra l’erba senza mamma, hanno pensato di portarli al nostro rifugio». E aggiunge, facendo alcune importanti raccomandazioni: «I piccoli di capriolo non vanno raccolti, toccati, altrimenti il loro reinserimento sul territorio diventa difficile».

IL RISCHIO. Una volta che i cuccioli sono stati troppo manipolati dall’uomo, infatti, non li accetta più, non li allatta e li abbandona. «Le femmine di capriolo danno alla luce i loro cuccioli tra l’ultima settimana di maggio e i primi dieci giorni di giugno - spiega il presidente - in questo periodo sui prati del Carso è facile trovarne qualcuno solo. La madre però è sicuramente nei paraggi».

IL SOCCORSO. La femmina allatta i suoi piccoli all’alba o durante la notte, mentre durate il giorno li osserva a distanza, mangia e cerca dove abbeverarsi. E chi li dovesse avvistare fa bene a contattare l’Enpa, a segnalare un cucciolo abbandonato ma non deve raccoglierlo. Ogni quattro ore i volontari dell’Enpa preparano i biberon per allattare i cuccioli tenuti in un box all’interno della struttura.

IL REINSERIMENTO. I volontari stanno anche allestendo il recinto esterno che li ospiterà nei prossimi mesi. «Novanta giorni dopo lo svezzamento, in collaborazione con la polizia forestale - soiega il programma Urso - tenteremo il reinserimento sul territorio individuando un luogo sicuro, lontano dai cacciatori».

I DISAGI. Ma il soccorso agli animali selvatici rimane un problema. Il mancato rinnovo della convenzione tra Provincia di Trieste e Enpa - che affidava alla realtà di via Marchesetti il servizio di recupero degli animali selvatici in difficoltà - sta evidenziando non pochi disagi. E a rimetterci sono soprattutto gli animali. E in via Marchesetti non ci sono solo i caprioli. Da ieri pomeriggio al centro di recupero animali dell’Enpa c’è ad esempio un cucciolo di volpe. L’hanno recuperato i vigili del fuoco. Ha poche settimane ed è affetto da rogna, anche lui verrà curato, rifocillato e poi reinserito sul territorio.

GLI OSPITI. Nei ricoveri attualmente sono ospitati 200 animali tra cui un gufo reale, un’aquila, due allocchi, un gufo comune, sei poiane, falchi lodolai, gheppi, sparvieri, caprioli, cinghiali, lepri e circa 90 tra uccelli di bosco e uccelli domestici. «Fino alla fine del 2007, quando la convenzione era a pieno regime - ricorda Urso - gli animali recuperati a seguito di segnalazioni dei cittadini o delle stesse guardie forestali erano annualmente in media 1700. Nell’ultimo anno se ne sono contati 600 in meno».

GLI INTERVENTI. E questo non perché le povere bestiole si siano evolute praticando l’automedicazione o perché i cittadini non continuino a segnalare casi di animali in difficoltà, ma semplicemente perché mancando l’aiuto del personale dell’Enpa e a causa del numero insufficiente di guardiacaccia molte segnalazioni non riescono a essere soddisfatte. Vengono in pratica soccorsi meno animali.

I NUMERI. Nel 2010 i selvatici arrivati al centro di recupero dell’Enpa sono stati 1078: 889 portati da cittadini, 189 dai guardiacaccia. Nel 2009 in totale 1352, nel 1426 e nel 2007 oltre 1700. «Cercherò di parlarne con il nuovo assessore provinciale Igor Dolenc, - preannuncia Urso - sicuramente sensibile alla salvaguardia della fauna e avifauna del Carso triestino».

L’IMPEGNO. Chiamato in causa il neoassessore si dice pronto a fare la sua parte: «Il problema dei selvatici è complesso e la mole di animali recuperati è elevata - sottolinea Dolenc, vicepresidente con delega anche ad Agricoltura, Fauna e Flora che non mangia selvaggina - Sono disponibile ad incontrare i rappresentanti dell’Enpa per capire la situazione valutando possibili soluzioni».

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