Riconoscersi, nello sguardo al futuro

TRIESTE. C’è tutto quanto di simbolico potesse racchiudere una giornata storica, in questo lunedì dei due presidenti, italiano e sloveno, a Trieste: per la restituzione a una comunità del Narodni, per l’omaggio alla foiba di Basovizza del massimo rappresentante di quella comunità.

Sarà già un gran risultato se i cascami residui del rancore che ancora alligna in molti non daranno segno di sé, se il significato di questo passaggio diplomatico e politico verrà compreso senza innescare anche all’ultimo strascichi di vuota polemica o stentati distinguo di chi alla fine ci sta ma, insomma, avrebbe fatto anche a meno. Di una cosa o dell’altra. Perché le cerimonie, così ricche di valore non discutibile, dureranno comunque un solo giorno. Poi verranno gli altri: uguali o quasi ai tantissimi che abbiamo già vissuto, se da questo incontro non nascerà la spinta a fare definitivamente il passo forse più semplice, ma allo stesso tempo forse più complicato.

Quello di riconoscersi, reciprocamente. Come popoli, come comunità, come individui che ne fanno parte. E questo non spetta solo alle istituzioni, ai capi di stato: questo riguarda ciascuno di noi. La reciprocità, in tutti i rapporti, comporta uno sforzo, un sacrificio, la cessione di una quota di sé. Ma il riconoscersi intimamente, il non negarsi, infine rende più liberi: soprattutto dalla tirannide complementare del definire sempre chi agisce e chi subisce, la fonte eterna delle contrapposizioni.

Un conto è lo studio della storia, nel quale la catena degli eventi e dei rapporti di causa-effetto sono leggibili su base scientifica. Esattamente come nessuno può cancellare l’emozione del ricordo, soprattutto il più doloroso. Ma un altro è lo sviluppo delle relazioni con lo sguardo al futuro e non nello specchietto retrovisore, di cui abbiamo un bisogno forte, tanto più oggi: che nasca e viva dal basso. Benvenuti, dunque, presidenti: ma non solo voi. Benvenuto a Trieste, domani e sempre, chiunque saprà riconoscere l’altro e riconoscersi in lui. 
 

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