«Ricompattiamoci verso il 2016»

TRIESTE. «Pensiamo a ripartire. Con un centrodestra compatto, potrei mettermi a disposizione per fare anche il candidato sindaco sì. Ma la pregiudiziale è quella: la compattezza del centrodestra». Roberto Dipiazza, l’ex primo cittadino di Trieste e di Muggia, record-man di preferenze (5.768 voti) nella provincia triestina alle regionali, pensa alla “ricostruzione” di una compagine politica che a Trieste è uscita con le ossa rotte dalla consultazione. Il traguardo è quello delle amministrative 2016.
Dipiazza, se l’aspettava questo risultato personale?
Mi attendevo l’abbraccio della gente, ma far scrivere a quasi seimila persone Dipiazza sulla scheda...be’, mi riempie d’orgoglio. E poi ho saputo che tanti voti sono stati annullati perché vari elettori hanno scritto il mio nome vicino al simbolo del Pdl (e non a fianco di quello di Autonomia responsabile con cui è sceso in campo, ndr).
Se si fosse candidato nel Pdl, qualcosa sarebbe cambiato?
Popolo della libertà e Autonomia responsabile a Trieste hanno messo assieme il 30%. Chissà. Ma ricordo che con la lista Dipiazza alle comunali del 2006 avevamo ottenuto il 10,11% e alla fine avevo battuto Rosato al ballottaggio per due punti.
La bassa affluenza ha penalizzato di più il centrodestra?
Sono sorpreso. Il 45% di votanti a Trieste: conoscendo l’attenzione della città verso questo diritto-dovere, è come se qualcuno avesse detto di non andare a votare...
Chi?
Non accuso nessuno. Ma il 45% è un dato molto basso.
Dove ha sbagliato la coalizione di Tondo?
Renzo Tondo è una persona straordinaria. Ma chi governa oggi viene penalizzato, con la crisi economica che c’è. E non dimentichiamo che ha perso per soli duemila voti. Lo 0,39%. Pagando le risposte negative di Trieste e Gorizia.
Nel 2008 a Trieste Tondo aveva vinto contro Illy e lei era sindaco.
Diciamo che all’epoca la città gratificò Tondo. Merito mio? Non sta a me dirlo.
Perché Tondo ha perso nel capoluogo regionale?
Poteva sfruttare meglio il tema del Porto vecchio. Doveva cavalcare di più la questione della sdemanializzazione dell’area.
Torniamo al flop del Pdl: sono mancati i nomi, i leader?
La gente va a votare se viene motivata. L’assenza di uomini di punta, quali Piero Camber, Maurizio Bucci e Piero Tononi, ha influito.
La aspetta l’aula di piazza Oberdan, all’opposizione: è pronto?
In Consiglio comunale sin qui non ho mai fatto opposizione. Ne ho subita talmente tanta quand’ero sindaco, che ho preferito lasciare questa giunta lavorare. Ora in Consiglio regionale la mia sarà una posizione costruttiva: siamo stati eletti per lavorare per il Paese. Io sono per una politica “per”, non “contro”. Sarò un ottimo controllore e propositore.
Darà le dimissioni da consigliere comunale adesso?
Sì. Un ruolo che mi è sempre stato stretto. E penso che si debba fare bene una cosa alla volta. In Consiglio a Trieste entrerà al mio posto Alfredo Cannataro. In ogni caso questa giunta comunale sta portando avanti solo cose già definite durante il mio mandato.
Il successo di Serracchiani in Regione determina un allineamento dei pianeti con gli enti locali. Un bene?
Non credo. Ora Cosolini non potrà più dire “la situazione della Ferriera è colpa della Regione”. O “la Regione non mi dà i soldi”, anche come stimolo. Sarà difficile, ecco.
Sta pensando di candidarsi a sindaco di Trieste nel 2016?
Non sono molto soddisfatto di come stanno andando le cose in provincia. Dopo 15 anni da sindaco fra Muggia e Trieste ho deciso di tornare in campo per dare una svolta. Dopo questi risultati possiamo pensare a riunire il centrodestra e ripartire. Con il centrodestra compatto non ce n’è per nessuno. La pregiudiziale è quella: io potrei in effetti mettermi a disposizione per fare anche il candidato sindaco nel 2016, ma se ci sarà compattezza.
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