Richiedenti asilo, a Gorizia l’emergenza è cessata

Arrivi ridotti a tre al giorno. Funziona il potenziamento dell’Unità Dublino. La Caritas ospita 48 senza convenzione
Bumbaca Gorizia 27_11_2015 Casa Rossa nuovi profughi Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 27_11_2015 Casa Rossa nuovi profughi Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GORIZIA Da una condizione che rischiava di diventare ingestibile a una situazione (finalmente) gestibile. Sembra tornare il sereno sul versante dell’accoglienza dei richiedenti-asilo a 50 giorni esatti dal potenziamento dell’Unità Dublino per cui le pratiche degli stranieri vengono effettuate entro i termini previsti.

Gli arrivi in città hanno subito una vistosa frenata «e si attestano, oggi, sulle tre unità al giorno - spiega il questore Lorenzo Pillinini -. Probabilmente, anzi quasi certamente si è sparsa la voce fra i pakistani e gli afghani della rotta balcanica che non è più “conveniente” venire a Gorizia». E il motivo è presto detto: è iniziata una vera e propria marcia a ritroso, una sorta di esodo al contrario. Questo l’effetto pratico del potenziamento dell’Unità Dublino da parte del Dipartimento per le libertà civili del Ministero dell’Interno. In parole comprensibili a tutti, i cittadini di nazionalità afghana e pakistana che hanno ricevuto disco rosso alla richiesta di asilo da un altro Stato dell’Ue e hanno deciso di raggiungere l’Italia (i cosiddetti “dublinanti”) in cerca di maggior fortuna, vengono “rispediti” nel Paese Ue di primo ingresso. «L’unità Dublino - specifica ancora il questore Lorenzo Pillinini - ci sta supportando e siamo nelle condizioni di poter notificare il decreto per il quale queste persone dovranno lasciare Gorizia e tornare nel Paese di primo transito. Il primo trasferimento è già avvenuto, ora ne partiranno una quarantina».

Questo ha creato una sorta di tam tam che evidenzia come l’approdo nella nostra città sia diventato meno fruttuoso e vantaggioso di prima. Prova ne siano i tre arrivi al giorno, ben lontani dai 15/20 che si registravano qualche mese fa e che avevano “costretto” Caritas diocesana e Medici senza frontiere a installare una tensostruttura nel cortile dell’Istituto Contavalle, poi smantellato.

Ciò non significa affatto che non ci siano più richiedenti asilo in città ma siamo lontani dai numeri dell’emergenza di qualche tempo fa. L’Arcidiocesi, che non ha mai smesso di fare accoglienza assieme alla Caritas diocesana, fa sapere che nella notte dell’8 aprile scorso (ultimo dato disponibile) hanno trovato sistemazione nel salone di piazza San Francesco 48 persone (39 pakistani, 3 afghani, 4 indiani, 2 siriani) mentre 19 hanno pernottato al dormitorio di piazza Tommaseo. Oltre ai 150 del Nazareno e al centinaio che trova un tetto e un letto al San Giuseppe.

Il prefetto Massimo Marchesiello, dal canto suo, conferma che la situazione - in questi giorni - appare “sotto controllo” anche se non nasconde l’esistenza di un problema che si sta cercando di risolvere: «Non siamo riusciti ad effettuare rimpatri», ammette a denti stretti. Significa che il potenziamento dell’unità Dublino è stata indubbiamente importante ma gli effetti sono piuttosto lenti, diluiti nel tempo. E un’accelerazione sarebbe davvero auspicabile. Poi, c’è la questione del trasferimento della commissione che esamina le richieste di asilo politico da Gorizia a Trieste. «L’organismo - fa sapere il prefetto - è già formalmente costituito nel capoluogo giuliano ma l’operatività piena è attesa entro l’estate. Insomma, si può dire che è imminente: nel frattempo, lavora la commissione di Gorizia». E questo è un altro elemento che porterà la nostra città a vedere alleggerita la presenza di migranti sul proprio territorio. Viene meno la calamita della commissione.

Last but not least, la questione di Galleria Bombi. La riapertura, di fatto, costituisce un «termometro» perché, se la situazione fosse quella emergenziale, ci si poteva attendere il ritorno in grande stile dei pernottamenti e degli accampamenti all’interno. «Invece - fa notare Marchesiello - il tunnel è stato riaperto al traffico, seppure con delle limitazioni, in totale tranquillità. E questo grazie al fatto che i flussi sono calati». L’attenzione, comunque, resta sempre alta. Perché, parlando di immigrazione, non si può mai dire di essere del tutto tranquilli, considerate le dinamiche internazionali piuttosto fluttuanti.

 

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