Riceve in dono 50 mila euro, ma gli bloccano il conto: «Ora sono al verde»

L’odissea di un triestino indagato per circonvenzione d’incapace. “Scagionato” dal Riesame ma i tempi della giustizia sono lunghi

TRIESTE. Non può pagarsi il mutuo e usare il bancomat, né fare prelievi allo sportello: il conto corrente è bloccato. Da due mesi. Succede a un sessantenne triestino, indagato per circonvenzione di incapace dopo aver ricevuto, come donazione, un bonifico di 50 mila euro da un amico ultra novantenne. Solo che il sessantenne è già stato scagionato dai giudici del Tribunale del Riesame. I suoi soldi in banca, però, restano inspiegabilmente ancora inaccessibili. Il motivo? Misteri della burocrazia giudiziaria.

Tutto comincia a inizio settembre, il 3 per la precisione: al sessantenne triestino, incensurato, viene recapitata una notifica che riporta un decreto di sequestro preventivo del suo conto corrente. Quando legge il documento l’uomo non crede ai propri occhi. Si scopre improvvisamente nei guai con la giustizia: la Procura lo ha indagato per convenzione d’incapace. A insospettire gli inquirenti, il bonifico di qualche tempo prima ricevuto dall’amico ultra novantenne che frequentava da anni.

Cos’è accaduto? Vista l’ingente somma (50 mila euro) il direttore dell’istituto bancario ha segnalato la transazione alla Procura di Trieste. Il pubblico ministero che si è occupato del caso ha quindi chiesto e ottenuto dal gip un sequestro preventivo sul conto dell’indagato. Il sequestro è stato applicato immediatamente, in attesa comunque di accertare l’eventuale incapacità dell’anziano. Tutte le somme depositate sono state pertanto congelate, con tutti i disagi che ne sono seguiti.

Il sessantenne, che nel frattempo si è rivolto a un legale, l’avvocato William Crivellari, è rimasto spiazzato. In effetti il decreto parla chiaro e gli impedisce ancora oggi di fare qualsiasi cosa, anche un semplice prelievo al bancomat. O pagare le bollette e il mutuo mensile attraverso la banca.

Il 13 settembre l’avvocato ha presentato un’istanza al Tribunale del Riesame di Trieste. L’esito non si è fatto attendere troppo: il 26 settembre il Riesame ha emesso un’ordinanza a favore dell’indagato che ha annullato integralmente il sequestro: il giudici hanno ritenuto insussistente il fumus del reato. Il problema sembrava quindi risolto. Ma il via libera alla banca, nonostante l’ordinanza, si fa attendere: ancora oggi l’indagato non può usare il denaro depositato sul proprio conto corrente.

Sono settimane che il legale del sessantenne triestino cerca di venirne a capo per togliere il proprio cliente da quella spiacevole situazione. E il più presto possibile, anche perché l’indagato è ormai senza un soldo in tasca. Non può nemmeno andare a fare la spesa al supermercato.

Il mistero è stato svelato quando l’avvocato Crivellari ha scoperto l’esistenza del “Fug”, Fondo unico di giustizia, l’istituto a cui vengono affidate le somme sequestrate dalla magistratura. «Di fatto – osserva il legale dell’indagato – finché la somma non viene liberata dal Fug, rientrando sul conto dell’interessato, quest'ultimo non può disporne». Ad oggi il sessantenne triestino è sempre in attesa.

«Il Fug – spiega l’avvocato Crivellari – mi viene detto, ha i suoi tempi...».Tradotto, una corsa a ostacoli con la burocrazia: mail, copie di documenti, lunghe attese in cancelleria e al telefono. Il legale protesta: «Non è normale che una persona neppure imputata e che il Tribunale del Riesame ha riconosciuto estranea al reato («non risulta un tentativo di sfruttare la fragilità dell’anziano», riportava l’ordinanza) a distanza di due mesi dal sequestro e a un mese dal dissequestro, non possa rientrare in possesso dei propri soldi. È un atto di prepotenza che lede i diritti del cittadino». 


 

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