Ricercatrici, la triestina Gardossi al top in Italia
TRIESTE È la vincitrice per la categoria ricerca e scienza della XIV edizione del premio speciale Tecnovisionarie, promosso da Women&Tech – Associazione donne e tecnologie per premiare il contributo femminile al progresso economico, scientifico e sociale del Paese e dedicato quest’anno alle innovazioni nell’economia circolare. Per Lucia Gardossi, professoressa associata di chimica organica all’Università di Trieste, si tratta di «un riconoscimento delle mie diverse anime: ho sempre vissuto la ricerca come uno strumento per contribuire allo sviluppo sostenibile, nel senso più ampio, della società».
Autrice di oltre cento pubblicazioni su riviste internazionali indicizzate e di quattro brevetti, Gardossi – che sarà premiata lunedì 19 ottobre dalla ministra Elena Bonetti – ricopre anche diversi ruoli in organismi di consulenza scientifica per le politiche italiane ed europee nel campo della bioeconomia circolare: è membro dell’Advisory Group della Commissione Europea per l’implementazione dei programmi Horizon, del Consiglio direttivo del cluster tecnologico nazionale per la chimica verde Spring e del Gruppo di coordinamento nazionale per la Bioeconomia della presidenza del Consiglio dei ministri. L’Italia, sottolinea la docente, è stata pioniera in quest’ambito, che andrà implementato, coinvolgendo tutte le risorse del mondo imprenditoriale e della ricerca per reagire al meglio a questa pandemia.
«È importante che i ricercatori siano sensibili a quanto la società chiede alla scienza, ovvero delle soluzioni alle grandi questioni sociali e ambientali – spiega Gardossi –. La bioeconomia circolare offre una risposta a queste urgenze, perché realizza l’integrazione di diversi settori, dall’agricoltura all’industria alimentare, chimica, farmaceutica e biotecnologica, con grande attenzione alle potenzialità dei territori». Qualche esempio? La valorizzazione, attuata attraverso il riutilizzo in altri settori – come quello della produzione d’energia o di nuovi materiali – dei prodotti di scarto dell’industria chimica e alimentare, dai fanghi degli impianti di depurazione alla frazione organica dei rifiuti.
Quanto al premio Tecnovisionarie, pensato per accendere i riflettori sulle tante donne di talento che operano nei rami più diversi, dall’imprenditoria all’amministrazione, alla ricerca, per la docente c’è ancora da lavorare molto sul fronte della valorizzazione dei meriti femminili.
«Certo la presenza di donne scienziato in Italia è molto più alta di altri paesi europei: nel mio dipartimento il numero di maschi e femmine si equivale. Ciò che cambia è il percorso delle carriere – riflette la professoressa –: fino ai 40 anni una brava scienziata non si sente discriminata, anzi viene valorizzata come risorsa, magari per aiutare la carriera del proprio capogruppo. Ma dopo i 40 anni la donna diviene una rivale, con cui mettersi in competizione. Vanno rivisti i parametri per le carriere e il concetto d’eccellenza, che definiti dai cosiddetti “gatekeepers”, per la maggioranza maschi bianchi di mezz’età, li rispecchiano: servono invece ricercatori e leader che sappiano interfacciarsi con la società».
L’insufficiente valorizzazione dei talenti femminili è una perdita intellettuale ed economica per l’intera società: i gruppi di lavoro e di gestione, per poter funzionare, conclude Gardossi, hanno bisogno di entrambe le componenti, quella maschile e quella femminile, proprio perché operano in maniera complementare. –
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