Ricercatore triestino arrestato a Copenhagen, la moglie: "Assurdo, Luca è ancora in carcere"
Luca Tornatore è stato fermato più di tre settimane fa durante il vertice mondiale sul clima, con l’accusa di aver lanciato una bottiglia di vetro davanti alla polizia. Potrebbe tornare a casa tra qualche giorno, ma potrebbe pure restare in cella per un’altro mese: dipenderà dall’udienza preliminare
Scontri tra forze dell'ordine e manifestanti
La Danimarca è a un paio d’ore d’aereo. Ma a chi gli vuole bene sembrano anni luce. E nulla può neppure lui, che fa l’astrofisico. Sono passate più di tre settimane da quando Luca Tornatore - il 39enne ricercatore dell’ateneo triestino considerato uno dei migliori cosmologi numerici in circolazione, noto anche per il suo attivismo all’interno dei movimenti ambientalisti e dell’antagonismo di sinistra - è stato arrestato a Copenhagen durante il vertice mondiale sul clima, con l’accusa di aver lanciato una bottiglia di vetro davanti alla polizia. Potrebbe tornare a casa tra qualche giorno, ma potrebbe pure restare in cella per un’altro mese, o anche di più. Dipenderà tutto dall’udienza preliminare in programma tra lunedì e martedì, quando i giudici fisseranno la data del processo e decideranno se scarcerarlo in attesa del giudizio. A Federica, la moglie, stanno intanto arrivando i documenti per poter entrare in galera assieme alla loro figlia, C. di cinque anni e mezzo, e assieme ai genitori di Luca. «Ci saremmo andati prima - sospira - se solo fossero arrivate le carte... Ci vogliono i certificati penali tradotti in inglese e autenticati, roba non facile sotto le feste. Ma ora che le abbiamo, queste carte, speriamo di non doverle usare... Speriamo che Luca sia lasciato libero di tornare da noi già al termine della prossima udienza». Nel frattempo, in queste tre settimane, nella loro casa di Quarto D’Altino, lei si è dovuta accontentare di parlare con lui al telefono. E molto poco. Si sono scambiati gli auguri di Natale. Non quelli di Capodanno, ancora.
Quante volte ha sentito suo marito?
Tre in tutto. La prima il 19 dicembre, la seconda la sera di Natale, la terza il 29. Un’altra telefonata l’ha fatta ai genitori. È riuscito insomma a chiamare soltanto in quattro occasioni, nonostante abbia il diritto di farlo una volta al giorno. Non è che glielo impediscono, è che lì dove è detenuto hanno a disposizione un solo cordless per tutto il carcere.
Come l’ha sentito?
Bene. Veramente. L’ho trovato incredibilmente sereno, lucido, carico, consapevole della situazione che sta vivendo come fosse una prova per crescere e che può trasformarsi in un’opportunità da cogliere per testimoniare un meccanismo che non funziona.
Come lo trattano?
Dal punto di vista fisico perfettamente. Luca non è mai stato toccato, nemmeno sfiorato. La prima sera, essendo vegetariano come me, era preoccupato di cosa gli avrebbero dato da mangiare. E invece gli danno addirittura il tofu. Tutti lì hanno celle singole e hanno diritto a un’ora d’aria. Per il resto c’è rigidità...
In che senso?
Una cosa secondo me grave, e che abbiamo segnalato ad Amnesty International, è che per tantissimi giorni a Luca non sono stati consegnati i libri e gli articoli scientifici scritti tutti in inglese, e quindi facilmente controllabili nei contenuti, che gli avevo inviato per poter studiare. Deve, o per lo meno dovrebbe preparare due concorsi. Lui, d’altronde, è ancora un precario. Quei testi erano arrivati, però non glieli facevano avere perché la regola è che un detenuto deve prendere ciò che c’è nella biblioteca, e se qualcosa non è disponibile deve ordinarla. Figuriamoci i tempi...
Altro? I rapporti con le guardie carcerarie?
Nel primo periodo c’era molta diffidenza, facevano molta fatica a relazionarsi. Ma l’ultima volta in cui l’ho sentito mi ha detto che con alcuni le cose stavano migliorando.
Ma gliel’ha raccontata, Luca, la sua versione dei fatti? Che cos’è successa quella sera
?
L’ipotesi di reato è tentata violenza. Era lunedì 14 e Luca si trovava nel quartiere di Christiania per intervenire al dibattito organizzato dalla rete “Climate Justice Action” con Naomi Klein e Michael Hardt. C’erano migliaia di persone e quel quartiere è praticamente chiuso da cancelli. Dopo che il convegno è finito, la gente si è sparpagliata a gruppetti tra pub, locali e strade. Ma nel frattempo, in prossimità di uno di quei cancelli, una decina di veri black bloc si è scontrata con la polizia e, così, chi voleva uscire dal quartiere non poteva farlo. Quando i black bloc si sono dileguati la polizia ha deciso di fare retate a campione sempre dentro il quartiere, prendendo dieci di qua e venti di là. In tutto ha arrestato duecento persone e Luca era tra quelle. Il problema è che all’udienza di convalida due poliziotti hanno detto di aver riconosciuto in Luca uno di quei dieci black bloc, e per giunta proprio quello che aveva tirato la bottiglia. Assurdo, lui era altrove.
Che Natale è stato?
Un Natale faticoso, ma consapevole. Consapevole di ciò che si può perdere. Spiritualmente, a livello familiare, è stato più Natale degli altri.
E vostra figlia cosa sa?
Sa ed è orgogliosa del papà. Quando ha visto l’ultima nevicata era felicissima ma è proprio in quel momento che le è mancato di più...
Chi è Luca Tornatore? È un uomo che, per ideale, può diventare violento?
«È uno che ha scelto di diventare vegetariano a sette anni, che ha fatto l’obiettore di coscienza quando era scomodo farlo. È una persona razionale, generosa e rispettosa degli altri, non violenta. Se l’avessero accusato di aver offeso verbalmente qualcuno ci avrei potuto pure credere, ma così proprio no... ».
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