Riccardi, patrioti, centristi I nuovi fedelissimi di Max
TRIESTE. Mentre a Roma un Silvio Berlusconi nella sua veste più dispettosa strattona i microfoni per far saltare il dialogo fra Lega e Movimento 5 Stelle, facendo perdere la pazienza a Matteo Salvini, in Friuli Venezia Giulia il centrodestra sembra aver ormai preso atto della primazia di Massimiliano Fedriga. E non vede l’ora di accattivarsi i suoi favori: alla presentazione della coalizione a Pordenone il politico triestino si è visto piovere addosso baci e abbracci da chi, fino a qualche tempo prima, avrebbe fatto il diavolo a quattro pur di non candidarlo.
Nei mesi scorsi il centrodestra regionale sembrava in preda a una crisi d’identità, Forza Italia batteva i pugni nella capitale pur di avere un proprio candidato alla guida della coalizione e non un leghista. Ma l’acclamazione popolare in occasione della visita di Salvini a Udine, come tutti ricorderanno, ha imposto (forse anche suo malgrado) il parlamentare triestino del Carroccio come capofila della coalizione. Ora anche chi era il suo più acceso oppositore arriva a rendere omaggio.
L’esempio più evidente è l’ex grande competitore di Fedriga, colui che per lungo tempo è sembrato il più probabile candidato del centrodestra: il forzista Riccardo Riccardi. Il politico friulano ha in tasca un accordo informale che, almeno in teoria, dovrebbe garantirgli la vicepresidenza. E si comporta quindi da numero 2 in pectore. In occasione del lancio della campagna, a Pordenone, a Fedriga ha rivolto «la più forte e convinta testimonianza di solidarietà e Forza Italia si mette a disposizione con lealtà». Lealtà sottolineata con tanto di abbraccio. Più cauto il parlamentare centrista Renzo Tondo, l’ultimo nome finito in lista prima del trionfo del leghista, che al candidato si è limitato a stringere la mano.
Sta di fatto, ormai, che la riottosa Forza Italia è scesa a patti con il suo inedito ruolo gregario. Quello di Riccardi è un esempio che si applica a tanti altri. Il consigliere uscente Bruno Marini ne spiega la ratio: «Sinceramente, è una questione di pragmatismo. Dopo la notte del voto in marzo, con i risultati che ne sono usciti, soltanto un cretino non avrebbe capito che gli equilibri erano cambiati. Fedriga era il candidato più probabile». Ciò non significa sposare la Lega su tutti i temi, precisa Marini: «Io stesso sono in forte disaccordo con il Carroccio su molti argomenti, penso alle armi ai vigili a Trieste, e lo mostro spesso in aula. Ma la coesione della coalizione è un’altra cosa e non si mette in discussione».
Altri in Forza Italia sono meno volenterosi. La parlamentare Sandra Savino, coordinatrice regionale, pare non spendersi molto per la campagna di un candidato che è stato imposto suo malgrado al tavolo romano. C’è anche chi ha avuto sfortuna nei cambi di casacca. La consigliera regionale uscente Mara Piccin, passata dalla Lega a Forza Italia nei tempi che furono, si trova ora in sella al cavallo meno brioso.
Spostandoci a destra troviamo Fratelli d’Italia che, in coerenza con le dinamiche nazionali, è l’alleato più fedele. Tanto da ambire al sorpassone su Forza Italia e insidiare la vicepresidenza di Riccardi. Almeno questa è l’aspirazione del segretario regionale Fabio Scoccimarro, che nei giorni scorsi rifletteva: «È vero che con la Lega c’è una sovrapposizione di bacini di voto, ma noi portiamo il nostro apporto e la nostra storia. Siamo riusciti a fare degli importanti passi in avanti».
Ma non solo a destra ci sono cuori che battono per il triestino leghista. Anche nella variegata galassia dei centristi regionali c’è chi guarda ormai con favore alla leadership populista e di destra.
Il nome di Alessandro Colautti, ad esempio, è girato tra quelli dei possibili membri della futura giunta. Sembrano ormai tramontate quelle polemiche, così tipiche dell’anno passato, con cui un Fedriga forse convinto di non dover correre davvero imponeva uno stop alla partecipazione degli “alfaniani” alla coalizione di centrodestra.
Chi avrà un posto al sole è con tutta probabilità Sergio Bini, l’imprenditore “sceso” in politica come un Berlusconi in scala friulana. Da tempo il patron di Progetto Fvg è un sostenitore del candidato Fedriga, cosa che ha sorpreso poco gli addetti ai lavori, vista la vicinanza di Bini a Ferruccio Saro, da sempre un regista della politica friulana.
Ed è proprio Saro, alla fin fine, colui che guarda con maggiore soddisfazione all’agitarsi del centrodestra. Il “senatore di Martignacco” ha coltivato a lungo la sua scommessa su Fedriga, e ora ne raccoglie i frutti. Ai suoi tanti ex colleghi di partito dedica parole ironiche: «Succede sempre che la gente salti sul carro del vincitore - sentenzia -. Fa parte dei vizi italiani. E anche regionali. Quelli che fino a poco tempo fa erano acerrimi nemici di Fedriga, facevano di tutto per mettergli i bastoni fra le ruote, ora sono tutti baci e abbracci. Ma appunto, non sono sorpreso».
Conclude Saro: «C’è una percentuale di ipocrisia in questo spettacolo, di cui bisognerà tener conto. Trovo scorretto, dal punto di vista personale e politico, prima scatenare una guerra e poi arrivare alla piaggeria e alla subordinazione. Bisognerebbe mantenere la dignità. Dopodiché la Regione è un sistema presidenziale, senza contrappesi, quindi non credo che le fratture possano riaprirsi una volta al governo».
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