Riccardi: «La Rianimazione a Gorizia non chiude»
GORIZIA «Terapia intensiva e Rianimazione non chiudono a Gorizia». A scandirlo con chiarezza è Daniele Pittioni, direttore medico-ospedaliero e responsabile dei nosocomi di Gorizia e Monfalcone, al termine di una riunione operativa.
A lanciare il sasso erano stati sia i sindacati (ovvero il Nursind), sia alcuni consiglieri regionali d’opposizione (nella fattispecie la pentastellata Ilaria Dal Zovo e il dem Diego Moretti) con critiche, anche furiose, all’operato della giunta Fvg e dell’Asugi. «Quello che sta succedendo è una semplice riorganizzazione. Come spiegato in tempi non sospetti, personale di Gorizia andrà a supportare e a dare una mano ai colleghi della Terapia intensiva di Cattinara: si tratta di anestesisti e infermieri specializzati». Ma con quale personale rimarrà aperto l’analogo reparto di Gorizia se ci sarà questa “trasmigrazione”? «Nel frattempo, siamo riusciti a individuare due rinforzi per la Rianimazione di Gorizia. Pertanto, sarà possibile fornire anche un aiuto a Trieste. Il tutto rientra nella collaborazione fra Gorizia, Monfalcone e il capoluogo giuliano».
Ma, oggi, come sta andando avanti il reparto Covid del San Giovanni di Dio? Con quali numeri? I posti-letto sono tutti occupati o c’è ancora spazio? Pittioni, con la consueta trasparenza, fornisce la fotografia aggiornata alle 8.30 di ieri mattina. Il reparto Covid, dopo gli ultimi allargamenti, può contare su 65 posti-letto fra terzo e quarto piano. «Di questi - illustra il direttore medico-ospedaliero e responsabile dei nosocomi di Gorizia e Monfalcone - sono occupati 57. Quindi, ci sono ancora 8 letti a disposizione». È anche vero che, sempre ieri mattina, risultavano in cura per Covid-19 tre pazienti al Pronto soccorso di Gorizia e sei all’astanteria del San Polo di Monfalcone. «Ma si tratta di casi che sono gestibili dalle due strutture d’emergenza», assicura Pittioni.
Sulla questione interviene anche l’assessore regionale Riccardi che bacchetta con durezza l’opposizione. «Ci vorrebbe responsabilità senza cavalcare presunte indiscrezioni. Evidentemente, però, c’è chi si attacca ad ogni diceria priva di fondamento per infangare coloro i quali con fatica stanno cercando di salvare la vita delle persone. Rilevo con un certo sconforto che questo modo di fare, terribilmente inadeguato al momento che stiamo attraversando, continua a essere usato da chi utilizza il suo ruolo per delegittimare, non tanto la politica di chi governa, ma il lavoro di chi si trova veramente in prima linea». —
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