Ricattava Piero Camber, arrestato
Il procacciatore d’affari Carmine Boni voleva 30mila euro "altrimenti rivelo i tuoi segreti a Roma". La trappola della polizia

Piero Camber, fratello del senatore Giulio, consigliere regionale e capogruppo del Pdl nel Consiglio comunale uscente, è finito nel mirino di un estorsore che ha tentato di farsi consegnare 30 mila euro. In caso contrario avrebbe rivelato a Trieste e a Roma non si sa quali innominabili segreti.
Ora Carmine Boni, 45 anni, è agli arresti domiciliari nella sua abitazione di via Franca dopo aver passato una notte al Coroneo. E’ stato interrogato dal presidente del gip Raffaele Morvay alla presenza del pm Pietro Montrone e del difensore, l’avvocato Lucio Frezza. Boni ha ammesso di aver inviato i messaggi telefonici con le minacciose richieste di denaro. Ma Camber non si è piegato e ha immediatamente avvisato gli investigatori della Digos e il questore Giuseppe Padulano. Ecco la storia di una vicenda criminale “sbocciata” in concomitanza con la tornata elettorale non ancora conclusa. Non è un caso che l’estorsione sia stata tentata in queste settimane quando i candidati, i leader degli schieramenti e i partiti che ne fanno parte, sono sovraesposti mediaticamente e appaiono più vulnerabili.
Carmine Boni, ex pizzaiolo, procacciatore d’affari in campo immobiliare, ha iniziato a minacciare Piero Camber quando mancavano pochi giorni alla prima votazione fissata per il 15 e 16 maggio.
«Prepara i soldi». Questo è stato il primo messaggio apparso sul display di uno dei telefonini del capogruppo del Pdl. Era notte fonda. «Non ho dato peso a queste parole» ha affermato ieri Piero Camber. Ma la mattina successiva altri tre messaggi di analogo contenuto si sono materializzati sul telefonino. Alla richiesta generica di 30 mila euro si era affiancato un ultimatum. «Entro venerdì». In caso contrario l’anonimo telefonista che usava per le intimidazioni qualcuna delle rare cabine pubbliche ancora a disposizione dei triestini, avrebbe avviato il suo piano. Aveva fatto capire alla sua vittima di essere in possesso di non meglio specificati “filmati, registrazioni, e documenti. E di aver l’intenzione, in caso di una mancata accettazione della sua richieste di trentamila euro di renderli pubblici a Trieste e a Roma.
«Mi sono presentato immediatamente alla Digos, perché non ho nulla da nascondere o da temere» ha spiegato Piero Camber. E con gli investigatori ho partecipato alla preparazione della trappola dov’è finito Carmine Boni. In altri termini nell’ultimo giorno della campagna elettorale ho lavorato con i poliziotti».
Il primo appuntamento per il passaggio della busta di colore giallo con i 30 mila euro era fissato a Fernetti, in territorio sloveno. La polizia della vicina repubblica era stata opportunamente informata. Ma il rendez-vouz è fallito per la presenza di troppo persone. Chi era l’estorsore e chi si trovava per caso in quell’area? Nel dubbio la Digos ha sospeso l’operazione.
Un nuovo appuntamento l’estersore lo ha organizzato - sempre per via telefonica - in piazza Carlo Alberto. «Avvolgi la busta gialle con i soldi in una copia del Piccolo. Mettila accanto alle cabine telefoniche poste tra il distributore di benzina e al bar d’angolo».
Piero Camber ha ubbidito all’ordine e dopo aver concordato ogni dettaglio con la Digos ha depositato la busta gialla nel punto indicato. Subito dopo si è allontanato a bordo della sua auto. Gli agenti sono rimasti in attesa.
Venti minuti più tardi Carmine Boni si è fatto avanti per ricuperare il malloppo. Ha raccolto la busta, si è guardato attorno e ha visto tre persone avvicinarsi. «Fermo lì, polizia». Non ha avuto nemmeno il tempo di verificare il contenuto della busta gialla. Se avesse avuto il tempo per farlo avrebbe trovato centinaia di fogli di carta bianca tagliati perfettamente nelle dimensioni delle banconote da cento euro.
Poco dopo è stato perquisito attentamente il suo appartamento di via Franca. Identica sorte ha subito l’abitazione della sua compagna. Ma dei filmati, delle fotografie, dei documenti che avrebbero dovuto rovinare l’immagine di Piero Camber a Trieste e Roma, nemmeno l’ombra. Un colossale bluff, una maldestra partita a poker giocata all’ombra delle elezioni.
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