Rete del gas, gli scavi rifatti due volte Acegas: «Una scelta»
di Gabriella Ziani
Ognuno che passa pensa: «L’altra volta è stato sbagliato qualche cosa, adesso l’Acegas deve scavare voragini esattamente dove le aveva scavate, riempite e riasfaltate pochi mesi fa». E invece stavolta il malpensiero deve correggersi. Il faraonico lavoro di sostituzione delle tubature del gas, un programma da 270 chilometri tra ghisa e acciaio, ha previsto proprio questa procedura: il fare e poi il disfare.
In molti punti della città, lo vedono tutti, c’è il micro-cantiere, con problemi per pedoni, auto, parcheggi. Nei due isolati attorno al tribunale e nei pressi del liceo Dante le voragini aperte e transennate si sussegono a distanza di 20-30 metri l’una dall’altra, praticamente a ogni portone, là dov’erano state aperte in estate. Si scava perfino più in largo e a fondo, si distruggono anche i “muretti” di mattoni sottotraccia con cui erano stati protetti i corpi interni dei tombini. Anche quella - si scopre - era misura provvisoria.
«Abbiamo deciso di fare così - spiega l’ingegner Enrico Altran, responsabile delle divisione acqua e gas di Acegas - perché per i cittadini sarebbe stato molto peggio sopportare cantieri aperti per mesi, anche se il fare e rifare ci costa di più. Nella prima fase abbiamo sostituito le tubazioni del gas, poi era necessario verificare tutti gli impianti delle abitazioni, nonché le colonne di portata del gas, e adesso dobbiamo ripristinare gli allacciamenti esterni. Un lavoro “dissanguante” per tempo e per fatica».
Acegas ha dovuto, casa per casa, prendere contatto con l’amministrazione degli stabili, esprimere l’esigenza e l’urgenza, attendere che ogni amministratore informasse i condomini ed eventualmente espletasse l’assemblea decisoria, e quindi attendere che le ditte facessero le verifiche, casa per casa e appartamento per appartamento. Dove nel 99% dei casi si è trovato qualcosa fuori norma, quanto meno valvole insicure, perché le case del centro più giovani sono degli anni Trenta o Cinquanta, la maggior parte ben più vecchie. I lavori hanno dovuto fare i conti anche con eventuali vincoli architettonici. Dove sono state individuate perdite dalla colonna di gas, essa è stata sostituita (tempo di realizzazione almeno due mesi, per un costo non inferiore ai 6400 euro).
Dopo questa revisione cui obbliga la legge, ma che Trieste ha avviato all’ultimo momento, saremo più al sicuro, si renderà però obbligatorio per il Comune riasfaltare per intero strade e marciapiedi, “arlecchinati” di toppe con troppe montagnole e troppi avallamenti per non essere pericolosi al passo.
Sui 107 chilometri di tubi in ghisa da sostituire in centro città il lavoro è completato appena per il 30%. Entro il 2014 dovrà essere sostituita tutta la rete in ghisa, entro il 2015 saranno da mettere a norma i più moderni 160 chilometri in acciaio sui 300 totali che scorrono in periferia, datati più o meno 1970. «Abbiamo cercato di dare meno fastidio possibile - conclude Altran -, almeno nell’intervallo fra le due fasi di lavoro sono stati restituiti marciapiedi, spazi stradali e parcheggi».
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