Restituzione dei beni agli esuli, Zagabria accelera

In arrivo le modifiche alla legge sugli immobili nazionalizzati o confiscati dal regime titino. In attesa 4.211 cittadini stranieri

ZAGABRIA. La Croazia preme sull’acceleratore in materia di restituzione ai cittadini stranieri dei beni nazionalizzati o confiscati dal regime comunista di Tito. La conferma che qualcosa si stia muovendo dopo lunghi anni di immobilismo è arrivata dal recente incontro a Zagabria tra il presidente del Sabor (il parlamento croato), Josip Leko, e la sua collega austriaca Barbara Prammer. Dopo il colloquio a quattr’occhi, c’è stata una conferenza stampa in cui la Prammer ha rilevato come Vienna guardi con particolare attenzione a questo tema. «L’importante – ha detto la presidente del parlamento austriaco – è che la restituzione delle proprietà ai legittimi proprietari sia fatta in modo leale e corretto, senza alcuna discriminazione». A tale proposito Leko ha comunicato che sono in via di stesura a Zagabria le modifiche alla legge sul risarcimento dei beni nazionalizzati o confiscati all’epoca della Jugoslavia.

Niente discriminazioni, insomma, nei riguardi dei cittadini d’oltreconfine, di coloro che non possiedono la “domovniza”, il certificato di cittadinanza croata. La nuova legge, che dovrebbe essere approvata dal Sabor, sfonderà comunque una porta aperta poiché alla fine degli anni Novanta del secolo scorso la Corte costituzionale croata emanò una sentenza di portata storica, che ordinava al parlamento di Zagabria di emendare la relativa legge, onde permettere agli stranieri di riottenere i propri beni, oppure, in seconda battuta, di poter contare su un risarcimento. C’è un piccolo ma importante distinguo: la Croazia ha fatto sapere più volte che la restituzione potrà riguardare esclusivamente quei casi non coperti da trattati bilaterali. Come noto, decenni fa l’allora Jugoslavia e l’Italia firmarono il trattato in parola e dunque Zagabria si muoverà nei confronti di Roma ispirandosi al principio del “pacta sunt servanda”, ovvero i patti devono essere rispettati.

In base ai dati di alcuni mesi fa, che riguardano le pratiche inoltrate dal 1991, anno in cui la Croazia ottenne l’indipendenza da Belgrado, sono 4211 i cittadini stranieri che hanno avviato l’iter di restituzione dei loro averi nazionalizzati o confiscati. Gli italiani risultano al primo posto, con 1034 richieste, mentre gli austriaci (676 domande) occupano la seconda posizione. Seguono le richieste israeliane, che sono 175, e poi quelle statunitensi, slovene e via elencando. La richiesta di restituzione potrà riguardare gli ex titolari, come pure gli eredi con diritto di successione di primo grado. Si tratta di figli, naturali o adottati, nipoti e pronipoti. Tre le ipotesi in gioco: restituzione, scambio con un altro immobile, risarcimento.

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