Resta una chimera la banda ultra larga: Fvg a fondo classifica a livello nazionale
In ritardo la diffusione della connessione superveloce. Callari a Roma: «La soluzione è coinvolgere i governatori»

Immagine d'archivio
TRIESTE Non sorprende che a Turriaco, dove per più delle metà dei residenti la banda larga resta ancora un’ipotesi, la banda ultra larga, stando al sito del ministero dello Sviluppo economico che monitora il piano nazionale avviato nel 2015, faccia segnare un desolante 0%.
Non l’unico ritardo in un processo di copertura delle aree bianche (quelle su cui il privato non ha investito e sono in attesa dell’intervento pubblico) che avrebbe dovuto essere ultimato entro il 2020 e che invece, parola dell’assessore regionale ai Sistemi informativi Sebastiano Callari, «non si concluderà prima del 2023».
Il dato regionale, a fine 2019, è del 64,1 % di copertura Nga (Next Generation Access), che indica una velocità di connessione in download di almeno 30 Mbps. Di quella percentuale solo una minima parte, il 5,2 %, è anche Vhcn (Very High Capacity Networks), i collegamenti che viaggiano a 100 Mit/s, l’altissima velocità. I dati dei comuni? A Trieste siamo al 92,8 % di Nga e al 22,6 % di Vhcn, a Gorizia al 97 % di Nga ma allo 0% di Vhcn, a Udine al 98,2% e al 20,1 %, a Pordenone al 91,5 % e allo 0,4 %.
Ma è in periferia che abbondano le zone ancora prive di una rete al passo con i tempi, in particolare in provincia di Gorizia e nella Bassa friulana. Il confronto con le altre regioni è conseguentemente penalizzante. Alle spalle del Friuli Venezia Giulia, sempre secondo la mappa del Mise, ci sono solo il Veneto (62, 4 %), la Valle d’Aosta (47,8 %), Trento (46,2 %) e Bolzano (38,4 %). Di qui il richiamo di Callari, la scorsa settimana a Roma per partecipare, nel ruolo di coordinatore della commissione speciale Agenda digitale della Conferenza delle Regioni, alla riunione del comitato per l’attuazione della Banda ultra larga: «Va rafforzato il ruolo delle Regioni per imprimere un nuovo impulso operativo al piano nazionale».
Una soluzione, sostiene l’assessore, può essere il commissariamento: «Si potrebbe affidare un incarico urgente ai governatori per accelerare processi e procedure connesse alla fase progettuale e rimuovere ostacoli legati alle procedure di rilascio delle autorizzazioni». Le Regioni, insiste Callari, dovranno avere un ruolo più incisivo anche sui voucher, meccanismi di incentivo all’utenza che dovrebbero “accendere” le reti in via di realizzazione grazie ai bandi pubblici Infratel aggiudicati ad Open Fiber, società partecipata da Enel e Cassa depositi e prestiti. Già da settimane l’assessore faceva del resto rilevare la volontà Fvg di intervenire anche nella partita delle aree grigie, dove si collocano la maggior parte dei distretti industriali e delle Pmi: «Possiamo renderci utili facendo leva su alcuni fattori vincenti: l’autonomia, una società tecnologica in house, una rete pubblica in fibra ottica».
Sui voucher, la richiesta è «poter definire i criteri di distribuzione, in modo da non erogare gli incentivi a pioggia, ma secondo bandi che favoriscano l’utenza più svantaggiata, contribuendo all’incontro di domanda e offerta laddove gli operatori privati si dimostrano ancora troppo tiepidi nell’assumere un rischio di impresa per la gestione della connettività di banda larga».
Il piano nazionale (da 3,6 miliardi), attuato come il precedente sulla banda larga da Infratel, società in house del ministero, puntando agli obiettivi dell’Agenda digitale europea ha stabilito di coprire l’85 % della popolazione a 100 Mbps entro il 2020 (il sito del Mise riporta un attuale 28 %). Da Callari la sollecitazione alla delega: «Solo chi amministra il territorio è in grado di valutare l’efficacia di una misura di sostegno perché parte da una reale rilevazione dei bisogni». –
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