Resta un mistero l’omicidio Polentarutti Il sangue in via Carducci non era umano
Resta il mistero sull’omicidio di Ramon Polentarutti, il 40enne scomparso il 14 aprile 2011, per il quale il 2 novembre 2012 “affiorarono” parti di ossa dal Valentinis. Le macchie individuate nell’appartamento affittato al monfalconese da Roberto Garimberti, ora a processo per omicidio volontario, distruzione e soppressione di cadavere, non erano tracce di sangue umano.
Paolo Fattorini, professore associato di Medicina legale dell’ateneo di Trieste, venerdì in aula, davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Dainotti, a latere Casavecchia e i giudici popolari, ha illustrato gli accertamenti e le conclusioni relativi alla perizia affidatagli dall’allora pubblico ministero Salvo. Esiti chiari. In quella stanza che nel frattempo era stata riverniciata parzialmente di rosa erano stati effettuati sei prelievi. Due nei punti “fiutati” dal cane molecolare Orso su pareti opposte. Macchie che Orso aveva puntato per tre volte, ha spiegato in aula Paolo Lunardi, del reparto Cinofili di Milano, facendogli quindi ripetutamente perlustrare il locale, sollevato anche su tavoli per annusare i muri fino ad un’altezza di due metri. Erano state individuate altre quattro «imbrattature», localizzate su una parete vicino alla porta, risultate positive ad un primo test preliminare, in grado di identificare il ferro nell’emoglobina. Durante i sopralluoghi, nel gennaio 2014, il professore aveva inoltre prelevato il coperchio di una scatoletta dei fili elettrici, posta nell’atrio. Aveva analizzato il tutto. Esito negativo per le macchie segnate da Orso, le altre erano sangue non umano. Orso aveva anche indirizzato gli inquirenti su alcuni punti del giardino di via Carducci. A scavare erano stati rinvenuti frammenti di ossa umani e lo scheletro di un cane. Garimberti aveva un Doberman e un Pitbull.
Il 3 giugno 2013, durante la maxi operazione inquirente, con l’antropologa forense Cristina Cattaneo, la Scientifica di Padova aveva eseguito la perquisizione in casa: «Eravamo entrati per primi nell’abitazione, con il cinovigile, per i cani – ha raccontato Stefano Sansa, della Mobile di Gorizia –. Garimberti s’era chiuso nella sua stanza, l’avevamo trovato rannicchiato vicino al letto. Con lui c’era solo il Pitbull, libero». A chiedere al teste, con l’avvocato difensore Federico Cechet, se Garimberti avesse avuto una reazione forte, lui che, come è emerso in aula, era riluttante verso le forze dell’ordine, ha risposto: «Non c’era stato un comportamento violento o pericoloso». Nella casa gli uomini della Scientifica erano entrati con il giubbetto antiproiettile. Era stato consistente il materiale sequestrato. Loris Scapolo, con la sua squadra della Scientifica di Padova, aveva setacciato il cortile sotto la supervisione della Cattaneo. Erano state spostate le Range Rover rossa e gialla per la ricerca. I sette frammenti ossei umani erano stati rinvenuti in tre zone diverse. Dentro il foro di aereazione della cucina, invece, erano stati trovati due involucri contenenti sacchi neri e della spesa con la scritta DiPiù. Nella porzione del cortile interno in un ripostiglio erano stati prelevati un coltello da cucina e una sega ad arco. In casa, poi, quattro seghetti, un tronchese, una mannaia, due accette e una cesoia.
Dunque l’alloggio in uso a Ramon, con la compagna Francesca Costantino e la loro bimba, tinteggiato di rosa. I pubblici ministeri Laura Collini e Andrea Maltomini hanno proiettato innumerevoli foto. Tanto disordine nel piccolo appartamento, alcuni secchi di pittura rosa vicino alla parete solo in parte riverniciata. Il 30 aprile 2011 era stata effettuata la perquisizione assieme a Francesca Costantino, a fronte della sua denuncia per appropriazione indebita dopo lo “sfratto” di Garimberti. La donna, è emerso in aula, s’era stupita, non s’aspettava quel disastro che lei certamente non aveva lasciato. Era stato recuperato quanto di diritto, ma gli effetti e indumenti di Ramon, allora ormai scomparso, non erano stati cercati. Non era facile entrare nell’abitazione. Quando la Volante s’era fermata, alle 5 del mattino, 5 giorni dopo la denuncia di scomparsa di Ramon, per il fumo e i bagliori provenienti dal giardino, Garimberti s’era affrettato a dire: «Spengo subito, non vi preoccupate», rifiutando l’intervento dei vigili del fuoco. Gli agenti avevano relazionato circa un anno dopo: «C’era un odore come di grigliata».—
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