Resta un mistero il crollo del tubo che ha ucciso il tecnico triestino in Angola
TRIESTE. Non è affatto chiara la dinamica dell’incidente che ha causato la morte del quarantatreenne Wolfrang Galletti, il tecnico triestino che stava lavorando a un impianto subacqueo al largo dell’Angola. Da quanto risulta Galletti è stato schiacciato da una conduttura posizionata sul fondale a una profondità di circa 80 metri. Ma cosa possa aver innescato l’improvviso movimento del tubo, tanto da travolgere il quarantatreenne, resta per ora un mistero.
Il corpo della vittima in questi giorni si trova nel Paese africano: al rientro in Italia, con ogni probabilità, saranno avviate indagini. Al momento sono disponibili le testimonianze che filtrano dai colleghi. Galetti era un Ots-Af, un Operatore tecnico subacqueo di Alto fondale”. Un professionista esperto e preparato.L’incidente si sarebbe verificato a fine turno, poco prima del rientro nella “campana”, il mezzo utilizzato per raggiungere i fondali.
Galletti in quel momento era assieme a un collega a decine di metri di profondità – 82 metri secondo quanto viene riferito – impegnato nella riparazione subacquea di una sea-line – una condotta sottomarina – per conto di una ditta italiana. Qualche istante prima di rientrare, il quarantatreenne avrebbe ricevuto istruzioni per continuare l’immersione, in modo da ultimare l’intervento. È in quell’istante che la tubazione avrebbe investito il tecnico triestino. Chi monitorava le operazioni ha tentato di soccorrere la vittima il prima possibile.
È l’Aaspi, l’Associazione delle Attività Subacquee Professionali Italiane a descrivere, in un comunicato, ciò che è successo nei momenti immediatamente successivi all’incidente. «Nonostante le celeri operazioni di recupero dell’infortunato – scrive l’associazione – e il pronto intervento dei colleghi esperti in primo soccorso iperbarico avanzato, il corpo del nostro Wolfrang Galletti è giunto privo di segni vitali nell’habitat iperbarico in superficie. Inutili i prolungati tentativi di rianimarlo. I familiari sono stati avvertiti dalle autorità».
Galletti era un libero professionista che lavorava da anni nel settore per conto delle ditte che si occupano dell’estrazione del gas e del greggio dai fondali marini. Attività che richiedono il posizionamento di tubazioni e tracciati di collegamento tra i pozzi, le piattaforme offshore e la terraferma. È così che funziona il rifornimento delle preziose materie prime in tutto il mondo. E gli impianti, naturalmente, necessitano di manutenzioni e di riparazioni: il lavoro che faceva il quarantatreenne triestino.
La sua, come quella dei colleghi, è una specializzazione estremamente delicata: i tecnici operano per settimane negli abissi degli oceani, in condizioni ambientali proibitive. Per poter rimanere sott’acqua in sicurezza, devono stare in “saturazione” per tutta la durata della missione, anche quando non sono in acqua. Il fisico, infatti, deve rimanere allo stesso livello di pressione dell’ambiente marino esterno.
«Aaspi si unisce al dolore della famiglia e dei colleghi tutti per la perdita di un amico ed esperto collega – si legge ancora nel comunicato dell’associazione –. Wolfrang Galletti aveva un’esperienza ventennale nel settore e da poco era anche certificato Closed Bell Imca Diving Supervisor. A lui i nostri pensieri più profondi e i ricordi migliori».
Riproduzione riservata © Il Piccolo