Renzo l’intagliatore che ama il legno e le sue 193 pipe
Il tiglio è il miglior legno da lavorare. È tenero, omogeneo e malleabile. Se non ci passo del tempo, con il legno, dopo un po’ sento il suo richiamo. Così mi accendo una pipa - ne ho 193 – e incomincio a intagliarlo. Prima, però, mi prendo del tempo. Cerco un’idea, la butto giù su un pezzo di carta e poi la lascio decantare. È così da una vita, fin da quando, da bambino, andavo in via Piccardi a imparare il mestiere. Lì c’era la bottega di Kossovel, un intagliatore che stava esattamente difronte al bar Effe. Lo guardavo lavorare dalla finestra e sognavo. Volevo diventare esattamente ciò che poi sono riuscito a diventare: un intagliatore. Le mani sul legno le ho messe per la prima volta a sei anni, grazie al fianco di un cassettino in faggio che mi diede un falegname che stava sotto casa, in via Cavalli. Ne venne fuori un bel soldatino, che a distanza di tanti anni conservo ancora gelosamente.
Ho lavorato per oltre trent’anni per i teatri. Adesso che di anni ne ho 79 anni, lo faccio solo per me, per seguire quello che è un vero e proprio amore. A mia figlia Michelangela l’ho detto chiaramente: quando muoio vendi o dai via tutto. Salva in un baule solamente le sgorbie, gli scalpelli per il legno. Ne ho oltre 300 e sono gli strumenti grazie ai quali ho lavorato tutta una vita.
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