Registrate otto nuove vittime in Fvg. Ora si punta ad ampliare i test

La Regione studia l’impiego degli esami sierologici che ricercano gli anticorpi. Salgono a 250 i sanitari positivi. Contagi a quota 1.879: 61 in terapia intensiva
Una ricercatrice al lavoro
Una ricercatrice al lavoro

TRIESTE Il governo ritarda l’avvio della fase due ma, dopo le titubanze iniziali, la Regione si organizza per ampliare la platea dei test di positività al coronavirus e facilitare la ripartenza per quanto possibile. E se non è possibile aumentare i tamponi per mancanza di reagenti, il presidente Massimiliano Fedriga guarda ai nuovi test sierologici, che «con l’allentamento del lockdown ci permetteranno di esaminare un maggior numero di persone, aiutandoci a capire chi ha sviluppato gli anticorpi e potrà dunque condurre una vita più normale».

In Fvg altre 7 vittime e arriva a 136 il totale. 80 i nuovi contagiati, ma intanto salgono a 195 le persone completamente guarite

Uno screening del sangue su ampia scala, per una società che dovrà convivere per mesi col virus e che ieri ha visto i contagi da inizio emergenza salire a 1.879 e i morti attestarsi a 137: otto in più di cui tre a Trieste. Colpisce il dato dei sanitari positivi: più di 250 sui circa 10 mila del Friuli Venezia Giulia, con un’incidenza fra le più alte d’Italia.

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Nelle scorse settimane la Regione non aveva voluto seguire la strada degli esami su larga scala intrapresa dal Veneto, perché i test sierologici ricercano gli anticorpi e non tracciano chi ha appena contratto il virus, dando quindi spesso esito negativo anche per casi positivi al tampone, che cerca invece direttamente la presenza del virus. Ma i fra i kit via via proposti, qualcuno comincia a dar prova di affidabilità agli studi dell’Istituto superiore della sanità.



«Stiamo provando – spiega Fedriga – questi prodotti con clinici e laboratoristi. L’Iss ne ha verificati molti e qualcuno dà finalmente indicazioni promettenti, ma serve una decina di giorni». Fedriga ritiene che «si potranno avviare esami molto più veloci dei tamponi su alcune categorie: chi è venuto a contatto con positivi, chi ha superato la malattia, persone con patologie gravi e chi fa attività a rischio, a cominciare dagli operatori della sanità e delle case di riposo. L’ultima parola spetta comunque agli infettivologi».



L’idea è utilizzare questi test veloci per individuare chi ha sviluppato gli anticorpi ed è immunizzato: «Se la scienza dirà che quegli anticorpi proteggono veramente – ragiona il presidente – potremo avere una platea di persone più tranquille nello svolgere le proprie attività e lavorare. E inoltre potremo trovare i portatori senza sintomi e isolarli. I test sierologici permettono un’indagine più estesa: il Fvg ha laboratori in grado di esaminare duemila tamponi al giorno, ma non abbiamo reagenti per sfruttare il potenziale».

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Quanto all’inesorabile contabilità di giornata, i dati parlano di 1.879 positivi dall’inizio dell’epidemia, con 80 nuovi contagi riscontrati dopo ventimila tamponi effettuati. I guariti sono arrivati invece a 419 (+43). Otto i decessi in più, per un totale di 137: 73 a Trieste (+3), 43 a Udine (+4), 19 a Pordenone (+1) e 2 a Gorizia. Si tratta sempre di pazienti ultraottantenni, con l’eccezione di un 62 enne e un 44 enne. La suddivisione territoriale dei positivi è la seguente: 681 a Udine (+40), 629 a Trieste (+31), 452 a Pordenone (+11), 111 a Gorizia (+1) e 6 non residenti. I ricoveri in terapia intensiva passano da 60 a 61, mentre i ricoverati in altri reparti risultano 201 (+2) e le persone in isolamento domiciliare 1.062, cifra che contiene anche gli anziani positivi delle case di riposo. A questo proposito, a Trieste rimane stabile la situazione dell’Itis, mentre Casa Emmaus registra un decesso fra i 5 ospiti colpiti. Sul fronte delle residenze vive una giornata nera il Friuli: la struttura di Paluzza registra 41 nuovi casi (per un totale di 60) con due decessi, mentre a San Giorgio di Nogaro si segnala la quinta morte.



Sul piano dell’organizzazione sanitaria, la giunta fa sapere dell’arrivo di un nuovo contingente di 150 tute da bio-contenimento a Trieste: le scorte erano quasi finite per la necessità di continui cambi e la carenza stava per fermare le chirurgie oncologiche ospedaliere. La Regione rafforza poi con dieci interinali gli organici del numero unico 112 e della sala operativa regionale della Protezione civile, dove si erano riscontrati alcuni positivi fra i dipendenti. Da fine febbraio, il Nue ha gestito oltre 15 mila chiamate, con picchi di anche mille contatti al giorno, a seguito della prima ordinanza della giunta e del successivo lockdown deciso dal governo.



Dopo le polemiche per la cassa integrazione per 210 dipendenti, stigmatizzata anche dal vicepresidente Riccardo Riccardi, il policlinico privato Città di Udine metterà a disposizione dell’emergenza 50 posti letto per pazienti non affetti da coronavirus, in modo da alleggerire le strutture udinesi: parte degli operatori sarà dunque riportata in servizio e gli altri invitati a lavorare con i contratti straordinari banditi dalla Regione. La deputata Pd Debora Serracchiani evidenzia come «la spinta alla privatizzazione della sanità mostri tutte le sue criticità». —

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