Regione, “Tesoretto” da 113mila euro per Tesolat

Via libera dell’Ufficio di presidenza alla restituzione dei contributi versati dall’ex consigliere Udc
Alessandro Tesolat
Alessandro Tesolat

TRIESTE. Fu un cambio della guardia in casa Udc. Roberto Molinaro divenne assessore della giunta Tondo e Alessandro Tesolat, primo dei non eletti, gli subentrò in aula. E vi rimase dal 31 marzo 2009 a fine legislatura.

A Palazzo gli ex costano più degli eletti
Il palazzo del Consiglio regionale

Quattro anno di trattenute in busta paga per accumulare la base su cui costruire il vitalizio di Palazzo. Ma, come ormai decine di ex, anche Tesolat ha deciso di non attendere l’età pensionabile e di farsi restituire quanto versato, un totale di 113mila euro.

Per l’Ufficio di presidenza è ormai pratica comune. Si riceve la richiesta di restituzione, si fanno i conti e, con le spalle coperte dalle risorse del bilancio preventivo, si delibera l’erogazione dell’assegno. È andata così anche per Tesolat, 57 anni, dipendente comunale di Udine, già presidente dell’Erdisu friulano, politico centrista con incarichi in passato di segretario provinciale dell’Udc e di vicesegretario regionale, numero due dopo Angelo Compagnon. Un’Udc abbandonata con parole molto dure nel 2013, subito dopo le elezioni, e critiche nette verso Pierferdinando Casini, «il leader che ha ucciso il partito».

In cinquanta dal superlegale salva-vitalizi
L'aula del consiglio regionale

«I soldi chiesti indietro? Costituisco una non spesa per il futuro», commenta l’ex consigliere sottolineando il fatto che, con la rinuncia alla pensione, non peserà più sulle casse pubbliche. Come noto, infatti, per gli ex che godono di buona salute il vitalizio, mese dopo mese, pareggia abbastanza in fretta quanto trattenuto negli anni da consigliere.

Sull’indennità di presenza degli eletti, la legge 38 disponeva infatti le trattenute obbligatorie nella misura del 17% a titolo di contributo per la corresponsione dell'assegno vitalizio, nonché del 2% per la reversibilità (complessivamente, su una paga base di 10.291 euro lordi, la cifra della scorsa legislatura, si tratta di circa 1.955 euro al mese).

Poca cosa rispetto a pensioni che qualcuno ha iniziato a percepire già a 50 anni e che vanno da 1.600 a oltre 6mila euro. Prima che arrivasse la tempesta, con norme sempre meno favorevoli, fino all’abrogazione del privilegio, è iniziata tuttavia una rapida corsa a recuperare quanto versato.

I più “fortunati”, a fine 2013, furono due ex di lungo corso come Roberto Asquini e Maurizio Franz, tre legislature alle spalle e 355mila euro da poter incassare. Oltre alla buonuscita, naturalmente. Prima dell’era Serracchiani, a tutti gli uscenti spettavano 50mila euro. A legislatura.

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