Regione: le Feste “al verde” di 600 prof e bidelli
UDINE. La Flc Cgil, senza risposta, aveva già mandato una segnalazione in prefettura. Ora tutte le sigle, anche Cisl e Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda Unams, scrivono al commissario del governo per il Friuli Venezia Giulia Francesca Adelaide Garufi. Per denunciare, una volta ancora, «la vicenda insostenibile di centinaia di precari, supplenti, docenti e personale Ata che lavorano da settembre senza ricevere lo stipendio». Adriano Zonta (Flc Cgil) fa una stima precisa. Parla di 5-600 persone, la metà delle quali è stata nel frattempo nominata in ruolo, ma ha differito l’ingresso nella “stabilità” per continuare il lavoro iniziato regolarmente con l’anno scolastico 2015-16. L’altra metà, invece, «non ha avuto la buona notizia dell’assunzione. E probabilmente, non l’avrà mai più».
Situazioni anche psicologicamente molto diverse, ma per tutti la stessa storia a livello di compensi: i soldi di settembre, ottobre e novembre, a Natale, non sono ancora arrivati. Se a livello nazionale le organizzazioni sindacali fanno pressing sui massimi responsabili politici e amministrativi del Miur per risolvere definitivamente il problema, i segretari regionali Adriano Zonta (Flc Cgil), Donato Lamorte (Cisl Scuola), Ugo Previti (Uil Scuola), Giovanni Zanuttini (Snals-Confsal) e Massimo Vascotto (Gilda Unams) chiedono al Prefetto Garufi «di farsi portavoce presso gli organi competenti del grande disagio che stanno vivendo queste persone, che dal settembre scorso lavorano senza ricevere il compenso dovuto». Concretamente è infatti dall’inizio dell’anno che le retribuzioni dei supplenti annuali vengono pagate con forte ritardo, mentre il personale supplente temporaneo non ha ancora ricevuto alcunché. «La causa di questa situazione inammissibile – incalzano i sindacati Fvg – non è da ricercare nell’inadempienza delle scuole, ma, come già in passato, nella mancanza di risorse per retribuire il lavoro dei supplenti e nelle persistenti disfunzioni del Sidi, il sistema informatico centrale del Miur». In sostanza la digitalizzazione «che avrebbe dovuto cambiare il mondo si traduce in un modo di agire superficiale che penalizza il personale precario delle scuole pubbliche. Del resto il ministero continua a cambiare sistema senza prima testarlo». Si stava meglio quando si stava peggio, in sintesi: «Le scuole – ha già ricordato la Cgil al prefetto – avevano i soldi e pagavano nel rispetto dei tempi. Oggi ci ritroviamo con lo scarico di responsabilità tra i ministeri e il gestore del sistema a determinare un clamoroso stallo. Mentre nel frattempo il personale precario continua a prestare il proprio servizio affrontando pesanti difficoltà economiche: problemi nel far fronte ai consumi, alle scadenze come affitti, mutui o bollette, a pagarsi il costo dei trasporti, in particolare per i tanti che lavorano lontano da casa».
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